I ricercatori ne sono sempre più convinti: su Marte c’era l’acqua e non solo allo stato ghiacciato. Gli ultimi studi si sono concentrati sulla Nanedi Valles, una enorme valle presente sul Pianeta Rosso simile al Grand Canyon, segnata da lunghe serpentine nel terreno. Questa conformazione fa pensare che quel territorio sia stato solcato effettivamente dall’acqua allo stato liquido più che dagli agenti atmosferici. Si tratta di una scoperta eccezionale perché confermerebbe la presenza, anticamente, di fiumi e laghi sull’arido Pianeta rosso. Finora l’esistenza di queste strutture è stata difficile da conciliare con il fatto che all’epoca il Sole avesse una luce così debole da non riscaldare a sufficienza Marte per permettere all’acqua di esistere allo stato liquido.
Dallo studio pubblicato su Nature Geoscience si evince che la presenza nell’atmosfera del pianeta di idrogeno molecolare (5%), diossido di carbonio e vapore acqueo potrebbe aver contribuito alla creazione di un effetto serra su Marte circa 3,8 miliardi di anni fa. Il fenomeno, secondo i ricercatori, avrebbe innalzato drasticamente le temperature tanto da rendere liquida l’acqua ghiacciata presente sul pianeta. Studi precedenti avevano rilevato solo la presenza di diossido di carbonio e vapore acqueo e non erano abbastanza precisi e dettagliati. I modelli presentati di recente dal team di ricercatori guidato da Ramses M. Ramirez hanno dimostrato che con una sufficiente quantità di anidride carbonica sarebbe stato possibile che la temperatura su Marte si innalzasse sopra lo zero permettendo all’acqua di passare allo stato liquido. Questo spiegherebbe la conformazione a serpentina dei Canyon.
“Con questi nuovi dati si può immaginare come Marte possa aver avuto temperature miti tanto da permettere all’acqua di formare canali e solchi nelle vallate”, ha detto Ramirez. Adesso il mistero potrebbe essere risolto. Era stato anche ipotizzato che i grandi impatti di asteroidi e comete che si verificarono circa nello stesso periodo avessero riscaldato la superficie del pianeta consentendo quindi all’acqua di esistere allo stato liquido. Un’ipotesi plausibile, ma non del tutto provata e attendibile, visto anche il volume di acqua che questi canali potevano trasportare.
Ramirez e Ravi Kopparapu hanno sviluppato un modello climatico unidimensionale per dimostrare la possibilità che i livelli di gas dall’attività vulcanica avrebbero potuto creare abbastanza idrogeno e anidride carbonica per creare un effetto serra e aumentare le temperature abbastanza da permettere la presenza di acqua liquida. Una volta sviluppato il modello, Ramirez lo ha eseguito utilizzando i nuovi dati di assorbimento dell’idrogeno per ricreare le condizioni su Marte, in un momento in cui il Sole era circa il 30 per cento meno brillante di quanto lo sia oggi.
“Pensiamo che non ci sia altro modo per quelle antiche valli si formarsi”, ha detto il ricercatore. “Tuttavia, il problema del riscaldamento di Marte è che nessuno era stato in grado di spiegare quale meccanismo l’avrebbe potuto realizzare. Quindi, ci auguriamo che i nostri risultati convincano a riconsiderare le posizioni”.