Non è dato sapere se nel sonno abbia sognato pecore elettriche, ma dopo una settimana di pausa forzata il rover Curiosity è ora tornato in azione. Il robot da una tonnellata della NASA era stato messo obbligatoriamente a riposo per un problema elettrico, dopo che gli ingegneri della missione avevano notato uno strano sbalzo di tensione e avevano deciso di sospendere ogni attività.
L’anomalia era stata registrata il 17 novembre, durante il 456° giorno marziano della sonda. Il veicolo è sempre rimasto sicuro, stabile e pienamente in grado di operare, comunica l’agenzia spaziale statunitense. Ma a inizio mese Curiosity aveva già incontrato qualche piccola difficoltà, andando in modalità automatica di sicurezza dopo il riavvio di una componente dell’hardware. A una manciata di giorni di distanza, davanti all’imprevista variazione di tensione registrata, gli ingegneri non hanno allora voluto rischiare e hanno interrotto le attività di ricerca della missione per indagare sulla possibile causa del nuovo malfunzionamento.
Alla NASA erano alla ricerca di un cortocircuito “soft”, ovvero una perdita di dati dovuta a qualcosa che è parzialmente conduttore di elettricità (in contrapposizione a un cortocircuito “hard” vero e proprio, che si verifica quando due cavi elettrici vengono a contatto). La sonda aveva già sperimentato un cortocircuito di questo tipo il giorno dell’atterraggio, nell’agosto 2012, una disfunzione che all’epoca era stata correlata all’esplosione dei dispositivi utilizzati durante le difficili manovre per raggiungere il suolo marziano.
Questa volta è stato un po’ più complesso risalire all’origine del problema. “Abbiamo fatto una lista delle potenziali cause, e poi determinato una a una quali potevamo eliminare”, racconta l’ingegnere elettrico Rob Zimmerman, del Jet Propulsion Laboratory della NASA di Pasadena, in California. Il team ha così stabilito che la probabile causa dello sbalzo di tensione è da ricercare in un cortocircuito interno al generatore termoelettrico a radioisotopi della sonda, generatore di energia elettrica basato sul decadimento di isotopi radioattivi che alimenta il rover convertendo in elettricità il calore generato dal decadimento radioattivo dei quasi 5 chilogrammi di biossido di plutonio-238 stivati al suo interno.
Il problema non dovrebbe avere ripercussioni durature. Il cortocircuito, tranquillizzano dalla NASA, non influisce infatti sul funzionamento della sorgente di alimentazione o sulle attività del rover. Generatori termoelettrici a radioisotopi simili a quello di Curiosity sono già stati utilizzati per altri veicoli spaziali, tra cui la sonda Cassini che orbita attorno a Saturno, e hanno sperimentato lo stesso tipo di anomalie senza nessuna grave conseguenza per le attività di ricerca e osservazione.
Come primo atto del ritorno alla normalità, sabato 23 Curiosity ha utilizzato il proprio braccio robotico per consegnare agli strumenti di analisi di bordo un campione di roccia e polvere raccolto sei mesi fa nel sito denominato “Cumberland”. In attesa di esser raggiunto dagli orbiter MOM e MAVEN, Curiosity può ora continuare il suo cammino verso Mount Sharp, la montagna marziana le cui rocce potrebbero raccontare un pezzo importante della storia geologica, climatica e atmosferica del Pianeta rosso.