È uno degli eventi più affascinanti e attesi dell’anno. L’aurora di Saturno, osservata per la prima volta nel 1979 (quando Pioneer 11 osservò i poli del pianeta illuminati in ultravioletto), stupisce per la sua bellezza ancora a distanza di decenni. Siamo abituati a osservare sulla Terra le aurore boreali, che si formano a causa dell’interazione delle particelle cariche provenienti dal Sole con la ionosfera terrestre.
Le aurore, però, sono un fenomeno tipico anche in altri pianeti del Sistema solare, come appunto Saturno. In questo caso il gigante gassoso presenta analogie con la Terra: anche in questo caso le aurore si formano ai poli quando il vento solare interagisce con i gas presenti nell’alta atmosfera. I gas fluorescenti, emettendo lampi di luce a diverse lunghezze d’onda. Come si vede nell’immagine della NASA, l’aurora è molto alta, cioè si entra di diverse centinaia di chilometri oltre i poli del pianeta. A differenza della Terra, dove il magnifico spettacolo dura solo poche ore, su Saturno l’aurora può brillare anche per diversi giorni.
Su Saturno si ha abbondanza di idrogeno (a differenza della Terra, che ha un’atmosfera in cui prevale ossigeno e azoto) e quindi il miglior modo per osservare le sue emissioni aurorali è utilizzare gli occhi elettroni di telescopi spaziali e sonde nelle lunghezze d’onda infrarosso ed ultravioletto. Le prime immagini delle aurore ultraviolette di Saturno furono poi ottenute dal telescopio spaziale Hubble nel 1994/95 e poi le 1997.