IL FUTURO DEL PROGRAMMA SETI

Alieni al Congresso

La Camera dei Rappresentanti USA convoca tre scienziati per parlare di ricerca della vita extraterrestre. Un segnale di attenzione interessante, purtroppo subito strumentalizzato dal dibattito politico interno.

     09/12/2013

storymaker-top-10-places-to-find-alien-life0-1-660x433Siamo una specie miope, più interessata a segnare punti in meschini giochetti uno contro l’altro che non alle straordinarie opportunità che stanno là fuori, pronte ad essere esplorate”.

 Ian O’ Neill, produttore e autore di Discovery News, è uscito un po’ depresso dall’audizione speciale che mercoledì scorso il Congresso USA ha dedicato alla ricerca di vita extraterrestre, e che ha commentato con quelle parole amare. La Commissione per la scienza della Camera dei rappresentanti aveva ascoltato per due ore tre esperti in esobiologia ed esopianeti: Sara Seager del Mit, Mark Vojtek della NASA e Steven J. Dick della Library of Congress. Insieme, i tre hanno spiegato ai parlamentari come si svolge e perché è importante la ricerca sulla vita (o sulla possibilità di vita) su altri pianeti. Da un lato, il fatto stesso che l’audizione si sia svolta è un segnale interessante, un’apertura di credito da parte dei legislatori verso una delle scienze più visionarie e meno “applicative” che esistano. Per di più in un periodo in cui la NASA ha visto il suo budget ridursi, o quanto meno rimanere in stallo, e il suo capo Charles Bolden fa una certa fatica a farsi ascoltare da Barack Obama.

Davanti ai membri del Congresso, i tre scienziati hanno parlato soprattutto del rover Curiosity e dei suoi tentativi di capire se Marte sia o sia stato, almeno potenzialmente, un ambiente abitabile. Ma anche dei tentativi di ascoltare segnali radio che provengano da altre civilizzazioni, a cominciare dal programma Search for Extraterrestrial Intelligence: che una volta era un programma della NASA. “Esattamente venti anni fa, nella stessa seduta che segnò la fine del Superconducting Super Collider il 103esimo Congresso pose fine al programma Search for Extraterrestrial Intelligence (SETI) della NASA,” ha ricordato Dick ai membri del Congresso. Ora, infatti, il programma SETI prosegue grazie a un fondo privato,e Dick ha richiesto esplicitamente che una parte del budget NASA venga di nuovo allocato ad esso.

A provocare la reazione scoraggiata di O’Neill è il tono di alcune domande dei membri della Commissione (a maggioranza Repubblicana) e ancora di più la reazione seguita da parte dei Democratici all’opposizione. Durante l’audizione, Ralph Hall, rappresentate Repubblicano del Texas, ha chiesto più o meno letteralmente: “Credete ci sia vita là fuori? E che ci stiano studiando? E cosa pensano di New York?” il tutto accompagnato da risate.

Ma il colpo di grazia è stato il comunicato con cui il partito Democratico ha reagito alla notizia dell’audizione. “Non stupisce che il popolo americano pensi che questo congresso viva su un altro pianeta: sono più interessati alla vita nello spazio che a quella degli Americani” ha commentato la democratica Emiliy Bittner. “Dire che il congresso a maggioranza repubblicana abbia delle strane prorità è un eufemismo di proporzioni galattiche. Discutere della ricerca di vita extraterrestre è uno spreco di tempo, considerando tutti i problemi più pressanti su cui il governo dovrebbe concentrarsi”.

Spreco di tempo, si chiede scoraggiato O’Neill? Ovvio che la disoccupazione e la crisi economica tocchino più da vicino gli americani (e tutti noi, per la verità): ma stiamo parlando di due ore, dedicate per la prima volta dopo anni da un piccolo sottogruppo di membri del congresso a temi scientifici di grande portata. Ci saranno sempre questioni più urgenti, ma una politica che non si occupasse almeno ogni tanto anche di quelle a lungo e lunghissimo termine non sarebbe tale. E di motivi per occuparsi del tema e dedicare ad esso almeno due ore ogni tanto, la specie umana ne ha parecchi. Compreso capire se un giorno, tra qualche generazione, i nostri discendenti potranno pensare di spostarsi su un altro pianeta in caso il nostro diventi inabitabile. Cosa che potrebbe capitare proprio grazie ai governanti che si concentrano esclusivamente sull’oggi.