Il progetto internazionale IceCube, destinato alla ricerca delle alte energie dell’universo e in particolare allo studio dei neutrini, è stato dichiarato Breakthrough of the Year 2013 dalla rivista inglese Physics World.
L’osservatorio antartico è stato selezionato sia per risultati ottenuti con la prima osservazione di neutrini cosmici (vedi Media INAF) ma anche per aver superato le numerose sfide imposte dalla creazione e gestione di un colossale rivelatore nelle profondità del ghiaccio al Polo Sud .
“La capacità di rilevare i neutrini cosmici è un risultato notevole che dà agli astronomi un modo completamente nuovo di studiare il cosmo”, afferma Hamish Johnston, direttore di physicsworld.com. “Ma i giudici del premio 2013 rimasti colpiti anche dalla capacità di collaborazione necessaria per realizzare e gestire un rivelatore immenso ed estremamente sensibile in luogo così remoto e inospitale della Terra”.
IceCube è il più grande rivelatore di neutrini al mondo. Completato nel dicembre 2010 dopo sette anni di lavoro per un costo di 271 milioni di dollari, è frutto di una vasta collaborazione internazionale supportata dalla National Science Foundation statunitense. E’ composto da 5.160 sensori ottici, suddivisi in 86 catene inglobate in un chilometro cubo di ghiaccio sotto il Polo Sud.
Il ghiaccio stesso è una componente di questo osservatorio, dove i neutrini vengono rilevati attraverso minuscoli lampeggi di luce blu, chiamata luce Cherenkov, prodotta quando i neutrini interagiscono con il ghiaccio.
Principal Investigator di IceCube è Francesco Halzen, Università del Wisconsin:”Non immaginavo che la scienza sarebbe eccitante anche nella costruzione del rivelatore”. “Le sfide sono molte, dal decifrare le proprietà ottiche di ghiaccio che non abbiamo mai visto, a praticare un foro di 2,5 km di profondità in appena due giorni, e poi ripeterlo 86 volte. Il successo di IceCube si basa sugli sforzi di centinaia di collaboratori in tutto il mondo”.
Il ghiaccio antartico è diventato il mezzo ideale per cercare neutrini di alta energia che, dopo aver viaggiato attraverso l’universo nel corso di milioni – anche miliardi – di anni, casualmente interagiscono con il nucleo di una molecola di ghiaccio .