A prima vista Vesta, l’asteroide in assoluto più luminoso e a volte l’unico visibile a occhio nudo dalla Terra, può apparire grigio, smorto e pieno di crateri dalla forma e dai colori poco attraenti. Per questo i ricercatori dell’Istituto Max Palnck (Germania) hanno elaborato in maniera del tutto nuova i dati della sonda della NASA Dawn, che ha studiato l’asteroide dal 2010 al 2011. Vesta presenta in realtà una geologia ricca e un paesaggio di straordinaria bellezza, come si vede dalle foto diffuse di recente.
Gli scienziati hanno assegnato un colore specifico ad ogni lunghezza d’onda, potendo così distinguere i crateri sepolti e il materiale estraneo portato da urti con altre rocce spaziali, con una risoluzione di 60 metri per pixel. Proprio gli impatti con altri oggetti avrebbero causato la generazione di calore che nel tempo ha modificato i diversi materiali in superficie. “La chiave di queste immagini sono i sette filtri colore del sistema di telecamere a bordo della sonda spaziale”, ha spiegato Andreas Nathues, del team delle fotocamere di Dawn presso il Max Planck.
Il cratere Aelia, il cratere Antonia e una zona vicino al cratere Sextilia mostrano sicuramente i luoghi più interessanti di Vesta. Le nuove immagini sono state realizzate combinando i filtri nel visibile e nel vicino infrarosso, e l’attenzione dei ricercatori è caduta in particolar modo sui minerali ricchi di ferro. Questo mosaico mostra il flusso di materiale interno ed esterno al cratere Aelia, di 4,3 chilometri di diametro, a circa 14 gradi di latitudine sud. Le strutture in rosso e blu non sarebbero visibili.
L’immagine in apertura mostra il cratere Antonia, di 17 chilometri di diametro, che si trova nel grande bacino dell’emisfero sud, Rheasilvia, a circa 58 gradi di latitudine sud.
La foto qui sopra mostra la superficie a nord-ovest del cratere Sextilia (in basso a destra), a circa 30 gradi di latitudine sud. Il materiale nero è stato probabilmente portato dal corpo che ha colpito Vesta, mentre il rosso potrebbe essere materiale fuso dall’impatto stesso.
Dalle rilevazioni di Dawn si evince che i diversi materiali riflettono la luce a diverse lunghezze d’onda: osservati da angolazioni differenti e usando i filtri i ricercatori ne hanno rilevato la composizione. Il risultato degli ultimi studi è una diversità geologica mai vista e un paesaggio suggestivo finora non pensato per Vesta. “Nessun artista potrebbe dipingere qualcosa del genere. Solo la natura può fare questo”, ha dichiarato Martin Hoffman, altro membro per le fotocamere di Dawn presso il Max Planck. Dawn adesso si appresta a raggiungere Cerere, l’oggetto più grande nella cintura di asteroidi tra Marte e Giove.
Per maggiori informazioni:
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