È il 16 luglio 2013 e Luca Parmitano sta effettuando la sua seconda passeggiata nello spazio quando dopo solo un’ora e 32 minuti il centro di controllo della NASA a Houston invia l’ordine di interrompere le attività extraveicolari e tornare a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. C’è un’infiltrazione d’acqua nel casco dell’astronauta: all’inizio solo qualche goccia gli accarezza la nuca, poi circa un litro e mezzo di liquido gli circonda il viso coprendogli occhi e narici. Parmitano ricorda così quei minuti difficili:
“La parte superiore del casco è ormai piena di acqua, e non so neanche se la prossima volta che respirerò dalla bocca riuscirò a riempirmi i polmoni di aria e non di liquido. A complicare il tutto, mi rendo conto che non sono neanche in grado di capire in che direzione andare per rientrare all’airlock: riesco a vedere solo per poche decine di centimetri intorno a me, e non riesco a individuare neanche le maniglie che utilizziamo per muoverci intorno alla ISS”.
Le sofisticate Extravehicular Mobility Unit (EMU), le tute indossate dall’equipaggio della ISS per le passeggiate spaziali, dispongono di tecnologie e sistemi avanzati per difendere gli astronauti da radiazioni cosmiche, pressione del vuoto e sbalzi di temperatura. Quel giorno però qualcosa non ha funzionato, ed è merito soprattutto dell’istinto e del sangue freddo di Parmitano se il 16 luglio 2013 non è ricordata come una data tragica nella storia della Stazione Spaziale. Cosa sia andato storto non è chiaro neanche oggi, a distanza di mesi. Quello che si sa è che una contaminazione ha intasato uno dei filtri del sistema di termoregolazione della tuta, composto da decine di piccoli tubi, e l’acqua per la refrigerazione ha invaso lo spazio vitale dell’astronauta siciliano. Le cause della contaminazione rimangono però sconosciute.
La NASA ha da tempo progettato di inviare alla stazione una nuova tuta spaziale. Qualche giorno fa, però, il malfunzionamento di una pompa che fa parte del sistema di raffreddamento della ISS ha richiesto la pianificazione di tre passeggiate spaziali fuori programma per riparare un modulo difettoso. Il colonnello Michael S. Hopkins dell’Aeronautica Militare statunitense ha quindi indossato sabato scorso la stessa EMU di Parmiatano, la numero 3011. Le parti difettose sono state sostituite, e gli ingegneri NASA non hanno rilevato problemi persistenti di alcun tipo. Per sicurezza, la tuta è stata comunque modificata con qualche piccola accortezza low-cost: un tampone assorbente capace di contenere fino a 800 grammi di acqua è stato installato nella parte posteriore del casco, dove è stato poi aggiunto un boccaglio improvvisato, costruito con tubi di plastica e velcro, unici materiali disponibili a bordo della ISS. In caso di nuove infiltrazioni d’acqua, il boccaglio, che si estende dal casco fino alla zona del petto della tuta spaziale, può fornire una scorta extra di ossigeno per le eventuali operazioni di emergenza.
La prima spacewalk per riparare il modulo difettoso è andata a buon termine. Una seconda passeggiata programmata per oggi, lunedì 23, è stata però rinviata a domani. Rick Mastracchio, l’astronauta che ha effettuato la passeggiata assieme a Michael S. Hopkins ha infatti avuto qualche problema con la sua, di tuta. Dell’acqua potrebbe essere entrata nel sublimatore della EMU di Mastracchio mentre si trovava nell’airlock e aspettava di rientrare nella ISS dopo le attività extraveicolari di sabato. Questa volta l’infilitrazione sembra essere meno grave, legata alle dimensioni della tuta indossata da Mastracchio, e non è in alcun modo correlata con il problema che ha dovuto affrontare Parmitano. “Sia Mastracchio che Hopkins hanno confermato ripetutamente la mancanza di acqua durante tutto il corso delle attività di sabato, e non sono mai stati in pericolo”, si legge sul sito della NASA.