“Sono pronti per prendere il centro della scena”. A dirlo è un astrofisico indiano, Ray Jayawardhana, autore del libro Neutrino hunters, intervistato dalla rivista New Scientist.Il soggetto del suo pensiero sono i neutrini. In effetti questa particella è oggetto di molta curiosità da parte dei fisici, che siano astrofisici o delle particelle.
“Il bosone di Higgs è stata una splendida storia, ma i neutrini potranno fornirci le risposte necessarie a profonde questioni e questo li rende estremamente interessanti”, aggiunge Jayawardhana. I neutrini in effetti sono tanto affascinanti quanto difficilmente catturabili. Questo nonostante siano ovunque. In miliardi ci attraversano giornalmente, ma in tutta la nostra vita abbiamo solo il 25% di possibilità che un neutrino interagisca con un atomo del nostro corpo, rendendolo rilevabile. “Dai neutrini, quelli cosmici, attendiamo le risposte a fondamentali questioni riguardanti l’universo”.
La maggior parte dei neutrini che attraversano il nostro pianeta hanno origine dal Sole, o dall’interazione dei raggi cosmici con gli atomi nell’alta atmosfera, oppure, come i geoneutrini, sono prodotti dal decadimento del materiale radioattivo presente nel cuore del nostro pianeta. Ma un’altra origine sono i violenti fenomeni nell’universo, come l’esplosione di una Supernova come la 1987A, che per la prima volta permise di rilevare un neutrino d’origine cosmica. E ora altri 28 sono stati rilevati grazie all’esperimento IceCube.
“Un risultato – aggiunge l’astrofisico indiano – che segna l’inizio dell’astronomia dei neutrini. Ad oggi abbiamo esplorato abbastanza bene lo spettro elettromagnetico. Ci sono però solo due altri potenziali messaggeri cosmici a noi conosciuti. Il primo sono le onde gravitazionali, che non siamo stati ancora in grado di rilevare direttamento. Il secondo sono i neutrini cosmici”.
A dare un’idea di quali risposte potrebbero fornire i neutrini è il fatto che il Big Bang abbia prodotto immediatamente queste particelle. Riuscirle a rilevare significherebbe avvicinarci a pochi secondi dalla nascita dell’Universo, ben più vicino dei 380.000 anni raggiunti oggi, che già rappresentano un risultato straordinario.
“Il problema è che questi neutrini ‘primordiali’ hanno una carica energetica estremamente bassa, quindi difficilmente rilevabile. Ma i nuovi strumenti sono sempre più sensibili e a breve lo saranno abbastanza per poterli catturare”.
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