Un placido e tenue fiume di gas, un filamento diffuso di idrogeno freddo che potrebbe alimentare il costante ritmo di formazione stellare di molte galassie a spirale. È quello che è stato rilevato per la prima volta nei dintorni della vicina galassia NGC 6946 in una nuova ricerca pubblicata su Astronomical Journal.
Lo studio è stato condotto dall’astronomo Daniel J. Pisano della West Virginia University utilizzando i potenti mezzi del mostruoso Green Bank Telescope (GBT). Il GBT, simbolo della grandeur americana, è il radiotelescopio più potente mai costruito. Con i suoi 100 metri di diametro offre un livello di dettaglio impossibile da raggiungere con qualsiasi altro strumento. Attorno al GBT si estende la cosiddetta National Radio Quiet Zone, un’area di circa 34.000 chilometri quadrati di terreno, nella West Virginia, dove è bandito l’uso di qualsiasi dispositivo a onde radio ed elettromagnetiche proprio per non disturbare il gigante nel suo lavoro. Per il pacchetto completo i vari finanziatori ed enti di ricerca spendono la modica cifra di 10 milioni di dollari all’anno in costi operativi.
Alcuni precedenti studi avevano rivelato un alone esteso di idrogeno attorno a NGC 6946, ma si trattava in quel caso di una nube di gas caldo, conseguenza dei processi di formazione stellare e delle esplosioni di supernovae, una caratteristica comune delle galassie a spirale. Un flusso freddo come quello rilevato da Pisano non era mai stato osservato prima, e potrebbe essere costituito da idrogeno proveniente da un processo completamente diverso: l’immissione di gas dallo spazio intergalattico all’interno delle galassie, che lo riutilizzerebbero per dare vita alle stelle.
“Sapevamo che il carburante per la formazione stellare doveva venire da qualche parte. Finora, tuttavia , avevamo rilevato solo il 10 per cento di quello che sarebbe necessario per spiegare ciò che osserviamo in molte galassie”, ha detto Pisano . “La teoria principale è che questi fiumi di gas possano traghettare idrogeno nello spazio intergalattico, alimentando la formazione stellare. Questo tenue filamento di idrogeno era semplicemente troppo diffuso per poterlo rilevare prima d’ora”.
Secondo modelli teorici noti da tempo, le galassie più grandi riceverebbero un costante afflusso di idrogeno freddo dalle compagne meno massicce. Quello trovato da Pisano sembrerebbe essere il primo riscontro sperimentale dell’effettiva esistenza di ponti di idrogeno neutro tra galassie. Risolto quindi il mistero della formazione stellare? Non proprio. La natura del gas rilevato potrebbe infatti essere altrettanto probabilmente il residuo dell’incontro ravvicinato tra NGC 6946 e qualche altra galassia, un “faccia a faccia” che potrebbe aver lasciato la scia di idrogeno neutro rilevata. In questo caso, però, i filamenti dovrebbero essere popolati almeno da una manciata di stelle. Nuovi studi saranno necessari per sciogliere questo nodo e far luce sul possibile ruolo che questi filamenti di idrogeno freddo svolgono nell’evoluzione delle galassie.