Nei primi minuti di Guerre Stellari (quello del 1977, Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza per i filologi lucasiani), in una delle scene più famose del cinema di fantascienza, Luke Skywalker (Mark Hamill) contempla malinconico i due Soli di Tatooine che tramontano all’orizzonte. Ma i pianeti circumbinari non sono un’esclusiva dei film di genere: di mondi che orbitano attorno a entrambe le stelle di un sistema binario ne esistono diversi e ne abbiamo rilevati, a oggi, diciassette.
Com’è possibile, però, che i primordiali oggetti rocciosi dei dischi protoplanetari siano riusciti a fondersi insieme e formare un pianeta sotto la doppia influenza gravitazionale (spesso distruttiva) di due stelle? Probabilmente, secondo un nuovo studio, quei pianeti si sono formati altrove. La ricerca, pubblicata la settimana scorsa su Astrophysical Journal Letters, ha studiato il pianeta circumbinario Kepler-34(AB)b con un sofisticato modello al computer capace di rielaborare i primi stati della creazione planetaria calcolando gli effetti della gravità e della collisione su e tra un milione di rocce e detriti dei dischi di accrescimento.
Zoe Leinhardt e colleghi della Bristol School of Physics hanno così scoperto che la maggior parte di questi pianeti deve essersi formata lontano dalle stelle binarie, finendo per orbitare nella loro posizione attuale solo dopo una migrazione. “Le nostre simulazioni mostrano che il disco circumbinario è un ambiente ostile anche per oggetti grandi, gravitazionalmente forti. Prendendo in considerazione i dati sulle collisioni, così come il tasso di crescita dei pianeti, abbiamo scoperto che Keplero 34(AB)b avrebbe faticato a nascere e crescere dove è adesso”, spiega Leinhardt.
Generalizzando queste conclusioni è probabile che lo stesso sia avvenuto con tutti i pianeti circumbinari che conosciamo finora. Se la Morte Nera di Guerre Stellari è definita nel film come “una stazione spaziale corazzata di tale potenza da poter distruggere un intero pianeta”, potremmo dire che una coppia di stelle è “un sistema di tale potenza da non permettere la formazione di un intero pianeta”. Le eccezioni potrebbero riguardare forse soltanto i pianeti che orbitano attorno alle doppie stelle a distanze maggiori (come fa per esempio Kepler-47(AB)c) e che risentirebbero di meno degli effetti ostili della presenza del sistema binario.
“I pianeti circumbinari hanno catturato l’immaginazione di molti scrittori di fantascienza e registi”, dice Stefan Lines, prima firma dell’articolo, “e la nostra ricerca dimostra quanto straordinari siano questi pianeti. Capire meglio dove si formano aiuterà le future missioni alla ricerca di espianeti simili alla Terra nei sistemi binari di stelle”.