Lanciata nel 2009, la sonda è stata una protagonista indiscussa nella scoperta di nuovi pianeti extrasolari. Per funzionare correttamente, Kepler aveva però bisogno di almeno tre ruote di reazione, ruote massicce con elevato momento d’inerzia che permettono il corretto funzionamento del satellite, assicurandone la precisione di puntamento e la stabilità. A partire dal 2012 e nel giro di un solo anno, due delle quattro ruote di reazione a bordo del satellite (una era di scorta) sono andate fuori uso.
Ma piuttosto che abbandonare la sonda a un destino prematuro di spazzatura cosmica, gli ingegneri NASA hanno deciso di elaborare una qualche soluzione per mantenere in vita Kepler. L’idea era quella di recuperare la persa stabilità del telescopio sfruttando la forza del vento solare: fare leva sulla pressione solare, uniformemente distribuita tra le superfici della navicella, come surrogato della ruota mancante.
Sembrava un’operazione innovativa quanto disperata, ma a seguito delle nuove osservazioni il team di Kepler ha dimostrato di essere effettivamente in grado di continuare lavorare con la navicella menomata, anche se non nel pieno delle sue funzionalità. Per il suo ritorno dagli inferi Kepler ha utilizzato i sensori di orientamento montati sul piano focale per controllare il puntamento, evitando così significativi problemi di allineamento. Per raggiungere il nuovo livello di stabilità l’orientamento della sonda deve essere ora quasi parallelo al suo percorso orbitale intorno al Sole. E il lavoro di raccolta dati si fa più laborioso, perché il nuovo assetto dà nuovi problemi di calibrazione. Tutti però ampiamente superabili, secondo la NASA.