Lo ha annunciato ieri una breve nota dell’Association of Space Explorers: “Siamo molto tristi di comunicare che Valerij Kubasov è morto a Mosca. Un vero pioniere dei voli spaziali e della cooperazione internazionale nello spazio”.
Un’azione, quella svolta da Kubasov, avvenuta in uno dei momenti più delicati della storia del suo Paese: mentre sulla terra l’URSS era in piena guerra fredda, nel cielo tentava una riconciliazione organizzando la prima missione congiunta con gli Stati Uniti. E Kubasov fu proprio l’astronauta che partecipò a uno tra i lanci più attesi nella corsa allo spazio, il Programma test Apollo-Sojuz (ASTP). Una vera e propria svolta per gli equilibri politici mondiali, perché per la prima volta si poté assistere all’unione di un equipaggio statunitense e di uno sovietico. Unione letterale quanto simbolica: il 17 luglio 1975 una navicella spaziale americana e una sovietica si agganciarono nell’orbita intorno alla Terra, permettendo ai due equipaggi di trasferirsi da una navicella all’altra.
Valerij Kubasov fu scelto per la missione ASTP insieme ad Alexei Leonov, che esattamente 10 anni prima era stato il primo uomo a mettere piede nello spazio: record che aveva sancito un’importante vittoria dell’Unione Sovietica sugli Stati Uniti agli albori della cosiddetta era spaziale. La coppia di russi divenne così il simbolo della possibile riconciliazione con la potenza statunitense: le foto dei due equipaggi congiunti dell’ASTP (quello americano formato da Thomas Stafford, Vance Brand e Donald Slayton) fecero il giro del mondo, sinonimo della futura collaborazione pacifica tra USA e URSS a partire dallo spazio.
“Siamo passati dal puntarci i missili gli uni contro gli altri all’esplorare i cieli insieme” ha commentato il giornalista dell’NBC Tom Brokaw. “E gli uomini che sono riusciti nell’impresa, cosmonauti e astronauti, avevano tutti la stoffa per farlo”.
Di stoffa Valerij Kubasov ne aveva da vendere: dopo gli studi in ingegneria meccanica a Mosca venne scelto nel 1966 come cosmonauta dal governo sovietico. Il suo primo volo nello spazio avvenne nel 1969, come ingegnere di bordo nella missione Sojuz 6. Si trattava del quattordicesimo volo nell’ambito del programma Sojuz sovietico, che nonostante alcuni problemi tecnici condusse importanti esperimenti per eseguire delle saldature nello spazio.
La missione ASTP del 1975 fu il suo secondo volo: il 15 luglio partì a bordo della capsula Sojuz 19, che due giorni dopo si agganciò alla navicella spaziale della NASA dando il via al Programma test Apollo-Sojuz.
Kubasov volò poi una terza e ultima volta, nel maggio 1980, nel corso del programma Intercosmos, un insieme di missioni promosse dall’URSS per permettere ai paesi aderenti al patto di Varsavia di partecipare all’esplorazione spaziale.
Valerij Kubasov è morto all’età di 79 anni. Durante i suoi tre voli, trascorse in tutto 18 giorni, 17 ore e 57 minuti nello spazio: tanto è bastato per mettere una pietra miliare nella storia dell’esplorazione spaziale, e non solo.