Un gruppo di astronomi inglesi e cileni ha scoperto di recente 8 piccoli pianeti orbitanti attorno a delle stelle nane rosse, che si aggiungono ai 17 già scoperti attorno a piccole stelle di questa categoria. Secondo gli esperti, tre di questi nuovi esopianeti presenterebbero le condizioni adatte alla vita microbiologica. Mikko Tuomi, dell’Università dell’Hertfordshire, e il suo team di ricerca hanno rilevato che gran parte delle nane rosse (che costituiscono un terzo di tutte le stelle dell’Universo) hanno nella loro orbita dei piccoli pianeti, molti dei quali ancora da scoprire. Il gruppo di studiosi ha trovato i pianeti analizzando dati di archivio di due grandi survey realizzate con l’Ultraviolet and Visual Echelle Spectrograph (UVES) e l’High Accuracy Radial velocity Planet Searcher (HARPS) dell’ESO (in Cile), utilizzati per misurare quanto una stella venga influenzata dalla gravità di un pianeta in orbita intorno ad essa. Quando un pianeta orbita attorno a una stella, l’attrazione gravitazionale tra le due porta la stella stessa a muoversi avanti e indietro nello spazio, causando una variazione nella luminosità. HARPS sfrutta proprio questa proprietà per scovare con grande efficienza gli esopianeti.
La scoperta è straordinaria perché almeno tre di questi pianeti extrasolari si trovano nella zona abitabile delle loro stelle madri (come la Terra nel Sistema solare). In questa regione, dove la temperatura consente all’acqua di restare in forma liquida, i pianeti hanno maggiori probabilità di essere in grado di sostenere la vita. I pianeti scoperti orbitano attorno a stelle che si trovano tra i 15 e gli 80 anni luce dal Sole, quindi particolarmente vicini a noi, e completano un’intera orbita in due settimane e nove giorni. Questo dato è significativo perché indica la loro distanza dalle nane brune: tra 6 e 600 milioni di chilometri (cioè tra 0,04 e 4 volte la distanza tra la Terra e il Sole).
Gli astronomi hanno analizzato i dati applicando il teorema di Bayes, o teorema della probabilità delle cause, impiegato per calcolare la probabilità di un evento che ha scatenato l’evento verificato. In questo caso gli esperti si sono chiesti “qual’è la probabilità che una stella ospita dei pianeti nella sua orbita?”. Questo tipo di approccio, unito ai dati dell’ESO ha portato alla scoperta.
Un risultato, ha detto Hugh Jones, che “si aggiunge a quelli portati a casa da Kepler, che ha studiato le nane rosse più distanti”. In questo caso, però, parliamo di piccole stelle vicine a noi, tra le più brillanti del loro tipo. Gli astronomi non hanno ancora concluso la loro “caccia”, perché hanno avverto altri 10 deboli segnali da verificare.
Per saperne di più:
Lo studio “Bayesian search for low-mass planets around nearby M dwarfs – Estimates for occurrence rate based on global detectability statistics” è stato pubblicato sul Monthly Notices of the Royal Astronomical Society a firma di Mikko Tuomi, Hugh R. A. Jones, John R. Barnes, Guillem Anglada-Escudé e James S. Jenkins