È come un grande telecomando puntato sull’Universo: cambiando spettro di osservazione, gli astronomi possono studiare un oggetto celeste da diversi punti di vista e a diverse lunghezze d’onda. Proprio come se si sintonizzasse un televisore sui vari canali usando una frequenza diversa.
Il MUSE (Multi Unit Spectroscopic Explorer) è l’ultima creatura partorita dall’ESO, e ora installata con successo sul Very Large Telescope all’Osservatorio del Paranal, nel Cile settentrionale.
Si tratta di un potente spettrografo in 3D, dotato di molti occhi e grandissima precisione: sono 24 gli strumenti utilizzati per separare la luce nei suoi colori componenti e per catturare dettagliatissime radiografie di porzioni scelte di cielo.
Il risultato è spettacolare: MUSE produce immagini 3D dell’Universo, con uno spettro per ogni pixel come terza dimensione. È la tecnica nota come spettroscopia a campo integrale, che permette agli astronomi di studiare simultaneamente le proprietà di diverse regioni di un oggetto celeste, misurandone la massa, la composizione chimica e altre proprietà fisiche. Tecnica che grazie a MUSE ha fatto un vero salto di qualità: la sensibilità, l’efficienza e la risoluzione degli spettrografi sono aumentate esponenzialmente, tanto da permettere di combinare immagini e spettri ad alta risoluzione nello stesso momento.
Dopo il collaudo e l’accettazione preliminare nel settembre 2013, MUSE ha iniziato il suo lungo viaggio verso il VLT. Nell’immagine sulla destra potete vedere una delle tappe del delicato spostamento del grande spettrografo, diretto all’Osservatorio del Paranal.
Qui è iniziata la fase di collaudo, in cui MUSE ha già dato spettacolo di sé: nitidissime sono le immagini ottenute da alcuni famosi protagonisti del cielo, come la nebulosa di Orione a cui è stato scattato un ritratto senza precedenti (immagini in basso).
Galassie lontane, stelle brillanti e altri oggetti di prova durante il primo periodo di osservazione hanno definitivamente fatto promuovere lo spettrografo dell’ESO. Che ora inizierà un lavoro frenetico, dall’indagine sulle prime fasi di vita dell’Universo all’analisi del moto della materia nelle galassie vicine. Con un raggio di azione che a partire dalla nostra Via Lattea si spingerà fino a scrutare l’Universo distante.
“Questa raccolta di ottica, meccanica ed elettronica da sette tonnellate è ora ora una fantastica macchina del tempo per sondare l’Universo primordiale” ha commentato Roland Bacon, capo della squadra e ricercatore del Centro di Astrofisica di Lione. “Una musa serve per l’ispirazione. E davvero MUSE ci ha ispirato per molti anni e così continuerà a fare”.
Per saperne di più:
- Visita il blog di MUSE
- Visita la pagina dello strumento MUSE all’ESO
- Leggi la descrizione di MUSE su Wikipedia
- Il comunicato dell’ESO
Guarda il servizio video su INAF-TV: