“Stringa” e “galassia”. Due termini decisamente insoliti da accostare, che rimandano a immaginari molto diversi tra loro: eppure in questo caso il matrimonio non potrebbe essere più azzeccato. Perché quello che ha appena scoperto un gruppo di astronomi australiani è un insieme di tenui filamenti di materia celeste, chiamati proprio “stringhe di galassia”.
Questi oggetti vanno a formare una struttura cosmica mai osservata prima, in uno spazio un tempo ritenuto assolutamente vuoto.
Ma andiamo con ordine. Esattamente un anno fa un gruppo internazionale di ricercatori (guidati da un astronomo dell’INAF) aveva costruito un’impressionante mappa delle galassie allora conosciute, misurandone le distanze con il VLT dell’ESO.
Ciò che era emerso fu battezzato con il pittoresco nome di “ragnatela cosmica”: un gigante reticolo esteso per miliardi di anni luce, di cui fanno parte non solo galassie ma anche gas, polveri, ammassi. E qualcosa di molto misterioso: secondo alcuni materia oscura, secondo altri semplicemente un totale vuoto cosmico. Sta di fatto che alcune regioni della ragnatela non potevano essere osservate con nessuno dei potenti strumenti disponibili, tanto che si cominciò a pensare che gli ammassi di galassie fossero connessi tra loro da ampie zone vuote.
Ma il nuovo studio condotto dai ricercatori dell’University of Western Australia ha mostrato che lo spazio tra le galassie che formano la ragnatela cosmica è tutt’altro che deserto. Esistono infatti delle strutture mai osservate prima, che hanno una forma disomogenea e filamentosa. Le stringhe di galassie, appunto, che sono talmente tenui da essere assai poco visibili.
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I ricercatori sono riusciti a identificarle usando i dati ottenuti da GAMA (Galaxy and Mass Assembly), survey internazionale che studia l’evoluzione dell’Universo, e dall’Osservatorio Anglo-Australiano (AAO)
“Le stringhe che abbiamo trovato derivano da poche galassie penetrate nel vuoto” ha detto Mehmet Alpaslan, leader della ricerca. “La loro struttura è di tipo completamente nuovo, e l’abbiamo chiamata tendril”.
Questo termine, che compare anche nello studio pubblicato due giorni fa su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, significa letteralmente “viticcio”. Indicando così la somiglianza di queste strutture galattiche con un’enorme, contorta pianta rampicante spaziale.