I limiti di velocità questa volta li ha rispettati tutti, e nella tratta Ginevra-Gran Sasso l’autovelox non è scattato. In compenso, lungo il tragitto deve aver fatto parecchie capriole: partito dal CERN di tipo muonico, è infatti giunto ai Laboratori del Gran Sasso come tau, dopo aver solcato la crosta terrestre per 730 km. Protagonista del cambio d’abito in corsa è un neutrino, prontamente ribattezzato “trasformista” dal team dell’esperimento OPERA, che lo ha fotografato al traguardo. L’importante risultato, raro ma non inedito (l’arrivo del primo neutrino tau è stato osservato da OPERA nel 2010, il secondo e il terzo nel 2012 e nel 2013), è stato annunciato oggi, martedì 25 marzo, nel corso di un seminario ai Laboratori INFN del Gran Sasso.
“L’arrivo del quarto neutrino tau – spiega con grande soddisfazione Giovanni De Lellis dell’INFN e dell’Università Federico II di Napoli e capo del team internazionale di OPERA – è una conferma molto importante degli eventi precedentemente rivelati. Questa transizione è ora vista per la prima volta con una significatività statistica superiore a 4 sigma: fuori dal gergo scientifico, questo equivale a dire che per la prima volta possiamo parlare di osservazione del rarissimo fenomeno delle oscillazioni dei neutrini da tipo muonico a tipo tau, scopo per il quale OPERA era stato progettato.” “L’osservazione di altri neutrini tau nei dati che ancora rimangono da analizzare potrebbe condurci a un livello di significatività statistica ancora più elevato. Questo importante risultato presentato oggi è stato possibile grazie alla dedizione di tutti i ricercatori coinvolti nel progetto”, conclude De Lellis.
L’esperimento internazionale OPERA (che coinvolge 140 fisici provenienti da 28 istituti di ricerca in 11 Paesi) è stato realizzato allo scopo specifico di osservare questo evento eccezionalmente raro. L’oscillazione dei neutrini è rimasta per diversi decenni un fenomeno non compreso. Più di 15 anni fa, fu dimostrato che i neutrini muonici prodotti dalle interazioni dei raggi cosmici arrivavano sulla Terra in quantità minore di quanto previsto. L’osservazione di oggi ne spiega il perché: i neutrini “mancanti” sono, infatti, quei neutrini muonici che lungo il percorso hanno oscillato in neutrini di tipo tau.