E’ il gran giorno di Philae. Oggi nelle prime ore del pomeriggio è finalmente arrivata la conferma dell’accensione del lander, iniziata la mattina del 28 marzo, alle 7 ora italiana. Il “risveglio” ha seguito una procedura standard: prima di poter tornare operativo, Philae è stato riscaldato per alcune ore dai suoi heater perché raggiungesse le temperature minime necessarie dopo gli oltre 3 anni di ibernazione. Ma a differenza degli strumenti scientifici a bordo del lander, Philae non è stato pre-programmato dalla partenza per la sveglia ed ha dovuto ricevere una chiamata diretta da Terra, un comando software uploadato la settimana scorsa, eseguito solo stamattina alle prime luci del mattino. La fase di commissioning di Philae, in cui verranno accesi i singoli strumenti scientifici a bordo del lander e testati i sofwtare di bordo, si concluderà il 23 aprile prossimo mentre le prime osservazioni scientifiche degli strumenti del lander saranno svolte a partire da agosto 2014, durante la fase finale di avvicinamento alla cometa da parte della sonda madre Rosetta.
Dopo il risveglio dei giorni scorsi di diversi strumenti del lander, tra cui OSIRIS e GIADA, è finalmente arrivato uno dei momenti più attesi di questa lenta ed emozionante fase di risveglio. Sarà proprio Philae, infatti, ad avere il compito più rischioso di tutto il programma scientifico della missione. Il lander progettato e realizzato con un fondamentale contributo italiano guidato dall’Agenzia Spaziale Italiana, a Novembre tenterà un’impresa scientifica mai realizzata -e tantomeno sognata- prima: l’atterraggio sulla cometa P67/Churyumov-Gerasimenko, un oggetto celeste al momento misterioso, con un nucleo grande appena 4 km. L’evento è previsto per il 10 o l’11 novembre, dopo che l’orbiter avrà identificato con i suoi strumenti scientifici il miglior luogo per l’atterraggio. Questa fase di studio sarà cruciale per la sicurezza del lander, visto che al momento non si sa quasi nulla dell’attività geologica cometaria.
Nel momento in cui questo primo task tecnologicamente molto ambizioso sarà andato a segno, entrerà in funzione l’italiano SD2 (Sample and Distribution Device), uno strumento progettato e costruito al Politecnico di Milano. Ci racconta Amalia Ercoli Finzi, PI dello strumento: “Sulla cometa, SD2 dovrà fare 3 cose: trapanare il suolo, raccogliere i campioni e distribuirli agli strumenti. Lo strumento è una vera sfida tecnologica: deve penetrare nel suolo per oltre 20 cm, riportando alla superficie campioni di qualche grammo, rilasciandoli in 23 fornetti dove verranno scaldati tra 120 e 800 gradi per generare volatili, prima di essere ridistribuiti agli altri strumenti. In altre parole, siamo a servizio degli altri, ma indispensabili. Al momento SD2 è ancora spento e inizieremo a scaldare la sua batteria principale solo tra qualche giorno: il nostro comissioning inizia il 9 aprile e dura diversi gorni. Ma in realtà non siamo molto preoccupati: abbiamo avuto diversi anni prima dell’ibernazione per testare il funzionamento del trapano e non abbiamo riscontrato problemi.”
E se nelle prossime settimane seguiremo con il fiato sospeso -raccontandolo su Media INAF- il risveglio di SD2 e dei restanti strumenti (tra cui l’italiano dell’INAF VIRTIS), non dimentichiamo che il momento in assoluto più emozionante e di sicuro più pericoloso, sarà quello dell’avvicinamento alla cometa e dell’atterraggio. O meglio dell’accometaggio. Al momento Rosetta è su una traiettoria che, se rimanesse invariata, porterebbe la sonda a effettuare un flyby della cometa sfrecciando a una distanza di 50 000 km con una velocità di 800 m/s. A maggio, quando la fase di commissioning sarà terminata, una serie di manovre molto delicate rallenterà la sonda fino a raggiungere una velocità relativa di appena 1m/s rispetto alla cometa e la porterà a distanza di poche decine di Km dalla sua superficie. Lì inizierà il periodo di osservazione e di scelta del luogo del landing. Secondo Amalia Ercoli Finzi, uno dei momenti più “caldi” della della missione. Dice scherzando: “in quel momento di sicuro litigheremo nel team di Rosetta perché mentre noi ingegneri punteremo a zone più tranquille e meno rischiose, gli scienziati vorranno senza alcun dubbio atterrarre nelle zone più impervie ed attive della cometa, per studiarne le caratteristiche. Dobbiamo aspettare per vedere chi l’avrà vinta”.
Per maggiori informazioni: leggi il Blog di Rosetta dell’ESA