Giuliano Scabia ospite dell’Osservatorio Astrofisico di Arcetri dell’INAF. Drammaturgo, poeta e scrittore, Scabia è stato protagonista delle stagioni più felici del teatro italiano di ricerca dagli anni Sessanta in poi. Scabia ha fatto parte del Gruppo 63, ed ha creato il Teatro Vagante, uno dei sentieri della sua scrittura, che, per sua stessa affermazione, è “un’ avventura terrestre e cosmica di attori in cerca del senso della vita e delle loro visioni”.
È proprio all’interno del suo Teatro Vagante che ha messo in scena un pellegrinaggio laico e una peripezia notturna all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri, in collaborazione con alcuni astronomi e con la Biblioteca dell’Osservatorio, nell’ambito della quarta edizione della Notte Bianca fiorentina.
Insieme a 75 entusiasti partecipanti armati di lanternine, Scabia è salito a piedi dal centro della città fino all’Osservatorio seguendo un percorso allo stesso tempo reale ed interiore (o come dice lo stesso Scabia, palese e nascosto ) che attraversava luoghi inusuali ma visceralmente appartenenti alla città, su tutti il fiume Arno, che è stato superato a bordo di piccole barche a remi.
Giunto sul piazzale antistante la Biblioteca il gruppo di pellegrini laici è stato accolto da alcuni astronomi di Arcetri per la simbolica cerimonia dello spegnimento delle lanterne (foto in alto a sinistra), per ottenere, idealmente, il buio necessario a guardare lontano, prerogativa degli astronomi così come dei poeti. Nell’aula magna dell’Osservatorio, Giuliano Scabia ha poi letto alcuni brani tratti dal suo ultimo libro Canti del guardare lontano, edito da Einaudi nel 2012 (foto a destra).
Il poeta ha accompagnato, con grande suggestione, gli ascoltatori lungo il crinale del vento, a visitare galassie appena nate, ad ascoltare il mormorio all’origine di tutto, a porsi domande sulla natura della materia oscura, la sconosciuta infinita. Il senso di questo viaggio è riassunto dalle parole di Scabia: “Poesia interroga scienza, chiede lume e luce: forse scienza chiede domande, le ascolta e le guida: anche lei è un teatro vagante: ha visione, ha veggenza tecnica: è più veggente della filosofia: è sorella della poesia”. Il senso di una serata in cui due linguaggi, a torto considerati lontani, si sono confrontati, è ben riassunto dal ringraziamento finale dell’astronomo Sperello di Serego Alighieri, rivolto al poeta e al pubblico presente: “Grazie Giuliano per averci invitato ad usare quello che ci unisce: l’immaginazione”.