Ci sono ormai pochi dubbi che la caduta di un asteroide di 10 chilometri di diametro nel golfo del Messico sia stato il fattore determinante, anche se non l’unico, dell’estinzione di massa avvenuta alla fine del Cretaceo, 66 milioni di anni fa.
Quell’impatto creo una nube tale da oscurare il Sole, raffreddare il pianeta facendolo precipitare in una era glaciale che portò all’estinzione dei dinosauri, conosciuta come la K-T estinzione. Un’ulteriore prova viene a confermare questa ipotesi, già avvalorata recentemente in una pubblicazione su Science (vedi Media INAF). Per la prima volta sono state trovate le tracce fossili di un rapido raffreddamento globale che ha interessato il Pianeta subito dopo l’impatto dell’asteroide.
Un gruppo di ricerca olandese ha, infatti, analizzato rocce sedimentarie della stessa età dell’impatto lungo il fiume Brazos in Texas, rocce formatesi sul fondo di un mare lì esistente all’epoca e contenenti una concentrazione insolitamente alta di iridio generato dalla vaporizzazione dell’asteroide. I geologi hanno studiato i composti organici generati da particolari archeobatteri che modificavano la loro composizione chimica a seconda della temperatura superficiale del mare, riuscendo a calcolare che in un periodo brevissimo – dell’ordine delle decine di anni – la temperatura degli oceani calò drasticamente da 30 a 23 gradi.
Il risultato conferma quindi l’ipotesi che l’impatto dell’asteroide causò un repentino abbassamento delle temperature su tutto il globo, dando vita a quell’era glaciale che fece perire gran parte delle specie del cretaceo. Dei dinosauri sopravvissero solo gli uccelli, come anche dei rettili come tartarughe e coccodrilli, che però non fanno parte della stessa famiglia dei dinosauri.
L’impatto, prodotto da un asteroide di dieci chilometri di diametro e che produsse un’esplosione pari a 100 miliardi di tonnellate di tritolo, più che un miliardo di volte la potenza combinata delle bombe che annientarono Hiroshima e Nagasaki, sollevò così tanta polvere e detriti nell’atmosfera da bloccare la luce in entrata, producendo un lungo periodo di tenebre per il pianeta.
Studi predenti hanno dimostrato come questa coltre che oscurò il pianeta ridusse dell’80 per cento la luce, trasformando zone tropicali in aree ghiacciate, facendo morire il 50% delle specie animali e vegetali e facendo collassare le reti alimentari terrestri e ittiche.