MAPPATA LA POSIZIONE DI CINQUE CEFEIDI

La Via Lattea ha i fianchi larghi

Uno studio su Nature conferma che il disco di materia e stelle dellA nostra Galassia si ispessisce verso il bordo. Un effetto prodotto dall'alone di materia oscura che la circonda? Non solo, secondo l'opinione di Giuseppe Bono (INAF, Università di Tor Vergata)

     15/05/2014
Rappresentazione schematica della Via Lattea vista di taglio che mostra il Sole (in giallo) e alcune delle stelle cefeidi attorno ad esso (celeste). Le zone rosa indicano la distribuzione del gas (principalmente idrogeno) che tende ad ispessirsi in vicinanza del bordo del disco galattico, dove sono state individuate le cinque stelle cefeidi (in blu) ad una distanza molto elevata dal piano della Via Lattea. Crediti: R. M. Catchpole (IoA Cambridge) and NASA/JPL-Caltech

Rappresentazione schematica della Via Lattea vista di taglio che mostra il Sole (in giallo) e alcune delle stelle cefeidi attorno ad esso (celeste). Le zone rosa indicano la distribuzione del gas (principalmente idrogeno) che tende ad ispessirsi in vicinanza del bordo del disco galattico, dove sono state individuate le cinque stelle cefeidi (in blu) ad una distanza molto elevata dal piano della Via Lattea. Crediti: R. M. Catchpole (IoA Cambridge) e NASA/JPL-Caltech

Sono solo 5, ma le stelle ai confini della nostra Galassia studiate dal team di ricercatori che ha pubblicato un articolo sull’ultimo numero della rivista Nature promettono di avere una grande importanza sulla nostra comprensione della struttura della Via Lattea. Queste stelle si trovano a circa 80.000 anni luce da noi, in direzione opposta al centro galattico, ai bordi esterni del disco di stelle della nostra Galassia. La loro proprietà è che si trovano ad una distanza dal piano galattico molto maggiore rispetto a tutte le altre stelle. Questa loro particolare posizione conferma per la prima volta dal punto di vista della distribuzione stellare quello che alcuni anni fa era già stato scoperto dai radioastronomi osservando la configurazione dell’idrogeno neutro e delle nubi molecolari nella Via Lattea: lo spessore della materia che compone il suo disco sembrerebbe crescere in prossimità del bordo.  Una galassia, la nostra, dai fianchi larghi insomma.

Il gruppo di ricerca guidato da Michael Feast, dell’Università di Cape Town in Sud Africa è riuscito a determinare con precisione e sicurezza la distanza di cinque stelle variabili, che appartengono alla ben conosciuta tipologia delle cefeidi. Questi oggetti celesti sono un affidabile ‘metro’ per misurare le distanze nel cosmo grazie alla relazione che esiste tra il loro periodo di variabilità e la loro luminosità assoluta.

Grazie ad accurate misure nelle bande della radiazione infrarossa, che è meno sensibile rispetto a fenomeni di assorbimento dovuti al gas e alla polvere della Galassia frapposti  lungo la nostra linea di vista, gli astronomi sono riusciti a misurare con precisione la distanza e la posizione di queste stelle cefeidi. A certificare in modo definitivo l’appartenenza di questi astri alla nostra Via Lattea sono arrivate poi le misure delle loro velocità radiali, che hanno permesso di verificare che queste stelle si muovono con un andamento del tutto simile a quelle disposte sul disco galattico a distanze simili dal centro.

Il perché la distribuzione di materia ordinaria nella nostra Galassia segua questo andamento è però ancora tutt’altro che chiarito. “Questo ispessimento del bordo del disco potrebbe essere dovuto al fatto che nelle zone periferiche c’è meno materia in grado di confinare il gas e le stelle in una struttura schiacciata, come succede nella regione dove si trova il nostro Sole” dice Patricia Withelock, dell’Osesservatorio Astronomico del Sud Africa, tra gli autori dello studio.

La questione è complicata poiché bisogna tenere conto sia del contributo della massa ordinaria dovuto al gas e alle stelle, sia degli effetti dovuti all’alone di materia oscura che circonda la Via Lattea. Ma quest’ultimo potrebbe non essere così decisivo per determinare la struttura periferica del disco galattico, come suggerisce Giuseppe Bono, Astronomo dell’INAF e professore presso l’Università Tor Vergata di Roma: “Il disco potrebbe essere influenzato da galassie che sono state cannibalizzate in passato dalla Via Lattea. Questo si ripercuoterebbe sulla distribuzione delle stelle e in parte anche del gas presenti nel disco esterno della Galassia. Analizzando i dati a nostra disposizione in questo momento tenderei a pensare che ci siano diverse possibilità per spiegare quello che noi osserviamo e non è detto che sia dovuto solo alla presenza dell’alone oscuro che deforma il disco”.

Per saperne di più:

  • Ascolta l’approfondimento di Giuseppe Bono su questo studio