GIOVANNI BIGNAMI SULLA RIFORMA DELLA PA

Cominciamo dalla R

Il governo ha annunciato il riordino della pubblica amministrazione. Che riguarderà anche di ricerca. Inevitabile e opportuno, partendo però dalla R dell'acronimo MIUR. Il commento del presidente dell'INAF su La Stampa

     16/06/2014

bignami-giacca-HR-bluAffermazione provocatoria, ma vera: il riordino degli Enti Pubblici di Ricerca (EPR), in discussione nel contesto della riforma della Pubblica amministrazione del ministro Madia, non ha niente a che fare con gli EPR stessi. È il sistema italiano della ricerca che dobbiamo affrontare, partendo dalle radici, per difendere il lavoro appassionato di migliaia di ricercatori che sono rimasti in Italia (nonostante tutto).

Dire che bisogna partire dalle radici non è “benaltrismo”. Vuol dire affrontare il problema forse per la prima volta dalla creazione del CNR di Volterra, un secolo fa. Per esempio: serve, oggi, una Agenzia Nazionale per la Ricerca? E quale?

Ero in Francia quando nacque la ANR (Agence Nationale de la Recherche). Partecipai con entusiasmo alla sua creazione, con tempi rapidissimi per i miei standard italiani. Al primo anno di funzionamento (2006), l’ANR trovò nella culla una dote di più di 500 MEuro/anno da distribuire per nuovi progetti. Si potrebbe chiudere qui il discorso. Perché nel caso italiano di oggi parliamo, come al solito, di quella araba fenice che è la “riforma rivoluzionaria a costo zero”, anzi, meglio, a costo negativo. Dove sia, e cosa sia, nessun lo sa.

Immaginiamo comunque una agenzia italiana (ANRI) a costo zero (o negativo), cioè senza soldi da distribuire, con soli compiti di indirizzo. Una tale ANRI ricopierebbe la “R” di MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca). E allora? Sacrifichiamo la R del MIUR? Cosa direbbe il Ministro Giannini? E poi c’è anche tutta la ricerca universitaria…
Al contrario, per la “R” ci vorrebbe un potenziamento, pratico e politico. Un sottosegretariato con delega alla ricerca potrebbe essere, questo sì, a costo zero e dare un supporto determinante, soprattutto a livello europeo. Un MIUR rafforzato nel suo lato “R” potrebbe anche attirare molto di più il grande pubblico attraverso un vasto programma di comunicazione, con la disponibilità televisiva RAI.

Ma anche così, non basta. La ricerca non è solo nel MIUR. Ci vuole il famoso collegamento interministeriale, la “cabina di regia”. Per questo, una ANRI sarebbe eccellente, ma dovrebbe essere alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. Qui, purtroppo, le richieste sono tante: in Italia essere al di sopra dei ministeri è una cosa che piace molto. E le cabine di regia implicano un potere decisionale da togliere ai Ministeri competenti, tipo MIUR, Salute, Difesa etc. Tanti auguri!
Se in Italia un sistema della ricerca, purtroppo, non c’è, dobbiamo crearlo, e farlo nel contesto della riforma della PA. Quindi, prima un rafforzamento della “R” di MIUR, e poi la creazione di una ANRI di coordinamento. Quest’ultima non è possibile a costo zero e non so che tempi richiederebbe.

Abbiamo sicuri alleati in Parlamento. Citiamo i (troppo) pochi scienziati che vi siedono, come i senatori a vita Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, o Ilaria Capua, o Fabrizio Bocchino, oltre, naturalmente, l’esperienza di Walter Tocci e quella dei Presidenti delle VII Commissioni parlamentari, Manuela Ghizzoni e Andrea Marcucci, e dei loro membri. Insieme col MIUR, lavoriamo con loro, in modo trasparente, al servizio di quelli che la ricerca la fanno, cioè i ricercatori, almeno quelli che sono ancora qui e per ora resistono (nonostante tutto).

Da ultimi ma non per ultimi, gli EPR, quelli al fronte. Lo so, è banale e anche un po’ scomodo da dire, ma, per favore, prima di tutto lasciateci lavorare. Nature ha appena pubblicato una classifica mondiale, nella quale siamo proprio ben piazzati. La ricerca la sappiamo fare. Ottimizziamo le strutture, ma verso un miglioramento e una valorizzazione del personale, soprattutto quello precario.

Come nell’incipit di Anna Karenina, tutti gli EPR che vanno bene sono felici in modo uguale, quelli che hanno problemi e non vanno bene, come le famiglie, sono infelici in modo diverso. Interveniamo in modo trasparente e condiviso ove necessario, chirurgicamente, ma, non cancelliamo il sogno che ci fa tirare avanti, nonostante tutto.

 

  • Leggi anche l’articolo di Giovanni Bignami Enti di ricerca: Mettiamo più “R” nel MIUR pubblicato on line sul sito web scienzainrete.it