Sono stati lanciati da Yasny, Russia, ma parlano canadese i due nanosatelliti lanciati dal gruppo di ricerca e sviluppo tecnologico guidato da Anthony Moffat, ricercatore dell’Università di Montreal e del Centro di ricerche astrofisiche del Quebec. Insieme ad altri quattro andranno a formare una costellazione di satelliti interamente dedicata allo studio degli oggetti più brillanti del cielo, alla ricerca di indizi che ci facciano capire di più e meglio l’origine della Terra e del nostro Sistema Solare.
Costo ridotto rispetto ai tradizionali telescopi, dimensioni e peso pari a quelli di una batteria per auto, i gemelli canadesi sono parte del progetto BRIght Target Explorer Constellation. “Vogliamo monitorare nel tempo le variazioni di luminosità e colore delle stelle più luminose e massicce della Galassia che abitiamo e ben visibili a occhio nudo, la notte, anche dalla Terra”, spiega Antony Moffat, responsabile scientifico della missione. “Questo esperimento migliorerà la nostra comprensione di questi oggetti, del loro ciclo di vita e di possibili sviluppi per l’avvenire”.
Durante la vita relativamente breve di una stella massiccia vengono gradualmente espulsi gas e altri elementi pesanti. Quando poi un astro esplode in una supernova, ulteriori ingredienti vengono aggiunti al cocktail potentissimo che ci limitiamo a chiamare: Spazio. “La prima generazione di stelle massicce dell’Universo potrebbe di fatto contenere l’impronta di tutta la storia futura – suggerisce Moffat – eppure, proprio le stelle massicce sono fra gli oggetti meno conosciuti del cielo”.
BRITE-Constellation è uno sforzo internazionale che coinvolge Canada, Austria e Polonia. I canadesi fanno da capofila del progetto con oltre 4 milioni di dollari investiti: ai due nanosatelliti appena lanciati devono seguire due satelliti austriaci, mentre un satellite polacco è già in orbita; il lancio dell’ultimo membro della costellazione è previsto per fine agosto.
Tutti i sei satelliti sono stati progettati dall’Institute for Aerospace Studies – Space Flight Laboratory dell’Università di Toronto. La tecnologia canadese ha aperto una nuova era di congegni low cost, che di fatto consente un nuovo corso di missioni scientifiche altrimenti insostenibile (e parliamo di cifre da 10 a 100 volte superiori). Ma i nanosatelliti non sono buoni solo per le casse degli enti di ricerca. Sono in grado di esplorare una vasta gamma di questioni astrofisiche: rilevare il transito di pianeti extrasolari di fronte ad altre stelle e, financo, misurare le pulsazioni di una gigante rossa svelandoci il destino della stella che rifulge nel nostro Sistema: il Sole.