Tutto era pronto alla base aerea militare di Vandenberg, in California, per il lancio dell’Orbiting Carbon Observatory-2 (OCO-2) della NASA, previsto per martedì 1 luglio con un razzo vettore Delta II. Ma un problema a una valvola del sistema idrico di soppressione del rumore sulla rampa di lancio ha provocato lo stop meno di un minuto prima dello scadere del count-down. Il lancio è stato rimandato al giorno successivo, 2 luglio, quando la sonda è infine stata infine correttamente portata in orbita dallo stesso vettore.
La missione OCO-2, dal costo di 467,7 milioni di dollari, è la prima che la NASA dedica specificamente allo studio dell’anidride carbonica (CO2) atmosferica, il principale gas a effetto serra prodotto dalle attività umane, nonché principale indiziato del cambiamento climatico antropogenico. Del peso di mezza tonnellata scarsa e delle dimensioni paragonabili a quelle di una cabina telefonica, l’osservatorio ospita un unico strumento scientifico, costituito da tre spettrometri ad infrarossi alimentati da un telescopio comune. Da un orbita quasi-polare a un’altezza di 705 km, la sonda raccoglierà ogni giorno circa 100.000 misurazioni di CO2 in tutto il mondo, per contribuire a determinarne con precisione l’origine e i flussi trasformativi, nel tentativo di capire come le attività umane influiscano sul cambiamento climatico e come si possano mitigarne gli effetti. All’alba della rivoluzione industriale c’erano circa 280 parti per milione (ppm) di anidride carbonica nell’atmosfera terrestre, mentre oggi il livello di CO2 è salito a circa 400 parti per milione.
La navicella spaziale OCO-2 è stata costruita dalla Orbital Sciences, in sostituzione della sonda OCO originaria, andata distrutta durante il lancio fallito di un razzo Taurus XL dalla base di Vandenberg nel febbraio 2009, quando l’ogiva di protezione del satellite non riuscì ad aprirsi correttamente. Progettata per funzionare almeno due anni, OCO-2 è una di cinque nuove missioni scientifiche per l’osservazione della Terra da lanciare nel 2014 a cui la NASA partecipa, venendo seconda dopo il lancio nello scorso febbraio della Global Precipitation Measurement, una missione congiunta con l’agenzia spaziale giapponese JAXA e altre agenzie spaziali per il monitoraggio delle precipitazioni terrestri.
Secondo la NASA, la missione OCO-2 fornirà un quadro globale sia delle fonti, naturali e umane, di anidride carbonica, che dei “pozzi di assorbimento”, quei processi di immagazzinamento della CO2 che avvengono naturalmente nell’oceano e sulla terraferma. “L’anidride carbonica in atmosfera gioca un ruolo critico nel bilancio energetico del nostro pianeta, ed è un elemento chiave per capire come il nostro clima stia cambiando”, ha commentato Michael Freilich, direttore della Divisione Scienze della Terra della NASA. “Con la missione OCO-2, la NASA contribuirà con una nuova importante sorgente di osservazioni globali alla sfida scientifica per meglio comprendere la nostra Terra e il suo futuro”.