Il clima su Titano potrebbe essere simile a quello sulla Terra, o almeno per quanto riguarda i cicli idrologici degli idrocarburi. La più grande luna di Saturno, almeno a prima vista, non sembra avere nulla in comune con il nostro pianeta – basti pensare, infatti, che si raggiungono i 292° F sotto lo zero e che i suoi oceani sono composti da metano liquido. Cassini è la sonda di NASA/ESA/ASI incaricata di studiare dal 2004 Saturno e le sue lune e durante uno degli ultimi cinque fly-by sul Ligeia Mare, il secondo dei bacini di metano ed etano, gli scienziati hanno notato una fonte luminosa che appariva a intermittenza e cambiava forma sulla superficie del mare: è quella che da tutti è stata chiamata “l’isola che non c’è”. Analizzando questi dati, oltre a scoprire questa brillante struttura di alcune centinaia di chilometri quadrati, gli esperti hanno approfondito la loro conoscenza sui cicli climatici di Titano.
Sullo studio già pubblicato da Nature Geoscience (e del quale abbiamo scritto su Media INAF), i ricercatori alla guida di Cassini hanno provato che i cambiamenti climatici sono simili a quelli della Terra. Nonostante non sia ancora chiara l’origine di quest’isola, le osservazioni e i dati in possesso degli scienziati confermano che la superficie di Titano subisce cambiamenti stagionali che influenzano il ciclo idrologico degli idrocarburi: il metano liquido potrebbe scorrere ed evaporare come risposta all’esposizione alla luce solare, più o meno come accade sulla Terra per il ciclo dell’acqua. E simili potrebbero essere anche le correnti: i laghi e i mari di metano liquido sono state osservati a lungo e l’atmosfera sembra trasportare metano ed etano quasi come l’atmosfera terrestre trasporta il vapore acqueo.
Per studiare Titano viene utilizzato lo strumento RADAR su Cassini, perché l’atmosfera della luna è in genere troppo nuvolosa e spessa per consentire agli strumenti ottici di vedere attraverso. “Abbiamo sempre dovuto usare l’immaginazione per figurarci cosa accadesse sul mare di metano e per capire cosa provocasse l’apparizione e la sparizione dell’isola”, ha detto Howard Zebker, dell’Università di Standford. “Si tratta di un’isola di metano ghiacciato: mentre sulla Terra il ghiaccio galleggia e forma gli iceberg, su Titano il ghiaccio affonda perché il metano è più denso”. Il motivo della sparizione/apparizione dell’isola potrebbe essere collegato quindi ai cambiamenti di temperatura sulla luna di Saturno. Altre ipotesi potrebbero confermare la presenza di onde, bolle o altro tipo di materiale galleggiante con una composizione diversa rispetto al metano e all’etano.
Come sempre gli esperti non abbandonano mai la speranza di trovare forme macrobiotiche al di fuori della Terra, e questo vale anche per Titano: “Se c’è sufficiente energia proveniente dal Sole, allora è possibile che questo abbia generato l’evoluzione di alcune forme di vita che sfruttano la fonte di energia”, ha detto Zebker. “Sicuramente si tratterebbe di forme di vita molto diverse da quelle che esistono oggi sulla Terra, a causa delle bassissime temperature. Nonostante ciò, Titano è ancora uno dei posti più favorevoli allo sviluppo della vita nel Sistema solare”.
Per saperne di più:
- le ultime news di Media INAF su Titano, la luna principale di Saturno
- Leggi qui: Su Titano, l’isola che non c’è
- l’articolo Transient features in a Titan sea di J. D. Hofgartner et al. pubblicato on line sul sito web di Nature Geoscience