Un blazar ad emissione periodica, sia nelle bande ottiche che in quelle dei raggi X duri. È quanto scoperto da un gruppo di ricerca italiano, guidato da Angela Sandrinelli dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera, con osservazioni realizzate con il telescopio INAF REM, situato nell’osservatorio ESO di La Silla, in Cile.
Lo studio della variabilità degli oggetti celesti accompagna la ricerca astrofisica sin da praticamente gli albori. E sono innumerevoli le grandi e piccole scoperte che sono state rese possibili dalla comprensione dei meccanismi che portano stelle ed altri oggetti del cielo a variare l’intensità delle loro emissioni luminose. E questo è ancora vero oggigiorno, quando accanto alle osservazioni con i telescopi ottici si affiancano quelle nelle altre bande dello spettro elettromagnetico.
Una classe di sorgenti astrofisiche per le quali la variabilità è la norma sono gli oggetti “BL Lacerte”, una sottoclasse dei cosiddetti blazar. I blazar sono parte di una categoria di sorgenti astrofisiche note come nuclei galattici attivi.
Un gruppo di ricerca di astrofisica italiano ha recentemente confermato una scoperta intrigante riguardo ad uno dei più noti e studiati oggetti di questa classe: l’oggetto denominato PKS2155-304. Tramite osservazioni ottenute con il telescopio INAF REM, situato nell’osservatorio ESO di La Silla, in Cile, ed osservazioni ad alta energia ottenute con il satellite NASA Fermi, si è determinata l’esistenza di una periodicità di circa 315 giorni nella sua emissione sia nelle bande ottiche che in quelle dei raggi X duri accessibile solo dallo spazio.
Come sottolinea Angela Sandrinelli, dell’Università dell’Insubria e dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera, e primo autore del lavoro: «gli astrofisici ritengono che i blazar siano caratterizzati da potenti getti emessi dalle zone nucleari di queste galassie, dove risiede un buco nero di centinaia di milioni di masse solari, e che sono diretti casualmente in direzione della Terra». «Variazioni nelle proprietà fisiche del getto generano rapide variazioni nelle caratteristiche della loro emissione luminosa», aggiunge Aldo Treves, dell’Università Insubria, e «questo ci perette di stimare importanti parametri fisici per questi imponenti fenomeni cosmici».
Il telescopio REM, uno strumento completamente robotico sviluppato da scienziati INAF con lo scopo primario di osservare lampi di luce gamma, i ben noti GRB. Nel tempo osservativo non occupato dai GRB si occupa da quasi una decina d’anni di osservare periodicamente queste intense sorgenti di radiazione. «È stata un’autentica sorpresa e motivo d’orgoglio per la comunità astrofisica italiana», conclude Stefano Covino dell’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera, «vedere come un piccolo anche se tecnologicamente avanzato telescopio come REM sia in grado, con la sua grande efficienza osservativa, di fornire dati preziosi in vari settori della moderna ricerca astrofisica in collaborazione anche con strumenti spaziali come il satellite per alte energie Fermi».
Leggi l’articolo: A. Sandrinelli et al. 2014 Apj 793 L1 http://DX.doi.org/10.1088/2041-8205/793/1/L1