Troppo tempo col naso all’insù a cercare i cosiddetti near-Earth objects (NEO) senza ancora i risultati sperati. A detta di una commissione interna della NASA il programma non è ben integrato e manca di una supervisione adeguata: è questa la critica che si legge in questo rapporto. Il programma, che si occupa della caccia a asteroidi e comete, è tra quelli con il budget più alto, 40 milioni di dollari l’anno (10 volte di più rispetto a 5 anni fa), e gioca un ruolo importante nel programmare future missioni nello spazio.
L’obiettivo principale dei ricercatori è quello di tracciare la rotta di almeno il 90% dei NEO che transitano nel raggio di 28 milioni di chilometri dalla Terra più larghi di 140 metri entro il 2020. Lo scopo di queste ricerche non è banale, perché oggetti di simili dimensioni potrebbero causare drammatici danni sulla Terra, qualora dovessero entrare nella nostra atmosfera e colpire il pianeta in luoghi abitati. Non è passato molto tempo, infatti, da quando un asteroide di dimensioni ridotte è esploso sopra la città russa di Chelyabinsk, causando milioni di dollari di danni oltre a ferire 1000 persone.
Paul K. Martin, l’ispettore generale della NASA, però, è decisamente molto critico: l’ente americano per le attività Spaziali e Aeronautiche non riuscirà a raggiungere l’obiettivo prefissato entro il 2020 soprattutto vista la struttura del programma, nonostante le risorse economiche messe a disposizione. I ricercatori hanno scoperto, classificato e tracciato le orbite di oltre 11.000 NEO dal 1998, ma il dato corrisponde a solo il 10% della stima totale. Il problema – secondo il rapporto di Martin – risiederebbe in una mancanza di coordinazione al vertice, che non riuscirebbe a gestire i nuovi impegni e le diverse tappe del programma. Oltre a un dirigente a Washington, lavorano al programma NEO sei dipendenti presso il Minor Planet Center in Massachusetts e altri sei presso il Jet Propulsion Laboratory in California.
Inoltre, la NASA ha bisogno di fare un lavoro migliore nel vigilare i diversi osservatori ricerca che si occupano di NEO e collaborando con altre agenzie statunitensi e internazionali. Il responsabile scientifico della missione della NASA, l’ex astronauta John Grunsfeld, si è trovato pienamente d’accordo con il report dell’amministrazione e ha assicurato che entro il prossimo marzo verranno apportate delle nuove politiche nella gestione del programma NEO ed entro settembre si cambierà completamente strategia.
Accordo tra INFN e NASA/SSERVI. Intanto – sempre in tema di esplorazione del Sistema solare applicata alla Luna e agli asteroidi vicini alla Terra – è stato firmato oggi a Roma un importante accordo tra l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INAFN) e il Solar System Exploration Research Virtual Institute (SSERVI) della NASA. Tramite questa affiliazione l’INFN diventa il primo partner italiano dell’istituto virtuale impegnato nello studio degli ambienti spaziali vicini ai corpi del nostro sistema. «Siamo ansiosi di vedere le scoperte scientifiche che deriveranno da questa collaborazione», ha commentato Yvonne Pendleton, direttore di SSERVI.
«È un momento speciale per l’INFN», ha sottolineato Fernando Ferroni, presidente dell’INFN. «Poter mettere a disposizione l’esperienza e le capacità dei ricercatori dell’Istituto in una collaborazione con la NASA, la più prestigiosa agenzia spaziale al mondo, è motivo di orgoglio e grandissima soddisfazione. Questo tra l’altro dimostra che le tecnologie sviluppate nella ricerca ‘curiosity driven’ trovano applicazioni importanti in campi anche molto diversi da quelli di origine», ha concluso Ferroni.
La nuova collaborazione scientifica tra i due istituti prevede lo sviluppo futuro di attività congiunte, lo scambio di scienziati impegnati in studi rivolti all’esplorazione e ricerca spaziale e la fruizione condivisa dei rispettivi laboratori di ricerca. In particolare, l’INFN sviluppa e caratterizza indipendentemente retroriflettori da installare sulla Luna e sui satelliti di Galileo, il sistema satellitare di navigazione globale (il “GPS” europeo), e calibra rivelatori di particelle e astroparticelle di cui molti sono in dotazione al CERN e altri già impiegati in attività spaziali.