Di buchi neri voraci ne sono stati osservati nell’Universo, ma questo sembra essere più affamato di altri: pensate che “mangia” l’equivalente di 100 miliardi di miliardi di hot dog al minuto. Gli astronomi hanno scoperto P13, un buco nero ai confini della galassia NGC 7793, che assorbe il gas di una stella vicina 10 volte più velocemente di quanto teorizzato.
Situato a 12 milioni di anni luce dalla Terra, P13 sta divorando il gas che diventa sempre più caldo e brillante. Roberto Soria, dell’International Centre for Radio Astronomy Research (ICRAR), ha detto che gli scienziati hanno notato questo buco nero prima di tutto perché era decisamente più luminoso dell’ordinario e perché sembrava molto grande: «Si è sempre pensato che la velocità massima alla quale un buco nero possa inghiottire gas e produrre luminosità fosse strettamente legata alla sua dimensione», ha detto Soria. «Quindi era logico supporre che P13 fosse più grande rispetto ad altri buchi neri», ha aggiunto. I ricercatori, che hanno pubblicato il loro studio su Nature, hanno scoperto, invece, che P13 è un po’ più piccolo di quanto previsto ma almeno un milione di volte più luminoso del Sole. A questo punto è stato chiaro per gli esperti la portata della voracità del buco nero: «Non c’è davvero un limite o uno standard come pensavamo: i buchi neri possono effettivamente consumare più gas e produrre più luce nonostante le dimensioni a volte ridotte», ha detto Soria.
P13 sta prosciugando una stella supergigante 20 volte più pesante del nostro Sole. I ricercatori hanno notato che un lato della stella era più brillante dell’altro perché era illuminato dai raggi X provenienti dal vicino buco nero. E’ così che gli scienziati hanno proceduto alla misurazione del tempo che il buco nero e la stella ruotano l’uno attorno all’altra (64 giorni), alla creazione del modello della velocità dei due oggetti e allo studio della forma dell’orbita. «Da qui in poi abbiamo capito che il buco nero ha una massa non superiore alle 15 masse del solari», ha spiegato il ricercatore dell’ICRAR. Soria ha sottolineato che questi buchi neri possono prosciugare stelle giganti in meno di un milione di anni, che è un tempo decisamente breve nell’orologio cosmico.
Per saperne di più:
Leggi QUI il paper pubblicato su Nature: “A mass of less than 15 solar masses for the black hole in an ultraluminous X-ray source”, di C. Motch, M. W. Pakull, R. Soria, F. Grisé e G. Pietrzyński