È tempo che gli astronomi cercano di capire esattamente come l’universo si sia evoluto, dalle origini della sua storia 13,4 miliardi di anni fa, all’epoca del Big Bang, al cosmo di galassie e sistemi stellari che conosciamo e in cui oggi siamo immersi. Su tutti le domande ancora aperte, il modo in cui le galassie si formano e si sviluppano è oggetto di un acceso dibattito. Ora un gruppo di ricercatori sembra dipanare la matassa: utilizzando il lavoro frutto dello sforzo collettivo di centinaia di migliaia di persone, che si sono offerte come volontari per il progetto Galaxy Zoo (vedi MediaINAF), gli scienziati della Oxford University sono giunti alla conclusione che le galassie si siano stabilizzate nella loro forma attuale circa 10 miliardi di anni fa. Ovvero 2 miliardi di anni prima di quanto si pensasse.
Il team di ricerca guidato da Brooke Simmons, Oxford University, racconta la scoperta in un paper appena pubblicato fra le Monthly Notices della Royal Astronomical Society.
Gli scienziati hanno chiesto aiuto ai volontari di Galaxy Zoo, interessante esperimento di collaborazione scientifica dal basso, e hanno lasciato loro il compito di classificare per forma decine di migliaia di galassie, quelle fotografate dall’obiettivo del telescopio spaziale Hubble. Si tratta in generale di oggetti molto distanti e che si mostrano a noi come dovevano apparire 10 miliardi di anni fa, quando l’Universo era ancora un ‘cucciolo’ da 3 miliardi di anni – meno di un quarto della sua età attuale.
Il dato sorprendente è che queste galassie appena classificate dagli amici dello Zoo, sono inaspettatamente simili a quelle che vediamo ancora oggi nel nostro immediato vicinato cosmico, l’Universo attuale: dischi, sbarre e bracci a spirali, tutte cose che conosciamo bene.
Secondo i teorici il processo di formazione delle galassie, per come le conosciamo, non si sarebbe dovuto concludere prima di 8 miliardi di anni fa. Qui siamo di 2 miliardi di anni in anticipo sulle previsioni. Tutto sembra essersi sistemato prima del previsto.
«Quando abbiamo iniziato a rovistare fra queste galassie – spiega Brooke Simmons – non avevamo un’idea precisa di cosa veramente avremmo potuto trovare. Sapevamo che secondo i modelli e le simulazioni delle galassie non avremmo dovuto trovare nessuna delle caratteristiche che oggi possiamo osservare nel vicino Universo: galassie barrate, a spirale, evolute. Galassie così giovani dovevano essere ancora troppo agitato per aver concluso un processo di formazione».
«Ora sappiamo che non è così. Grazie a un lavoro titanico e collettivo abbiamo un’immagine più chiara di molte migliaia di galassie lontane. E il processo di formazione galattica è evidentemente più rapido di quanto mai abbiamo immaginato».