Da quando nel mese di agosto la sonda spaziale dell’ESA Rosetta è arrivata in orbita attorno alla cometa 67P/ Churyumov-Gerasimenko, dopo un viaggio durato 10 anni, il sistema di rilevazione immagini di bordo OSIRIS (Optical, Spectrocopic and Infrared Remote Imaging System) ha mappato la maggior parte della sua superficie rivelando strutture mozzafiato: ripide gole, scogliere acuminate e numerosi massi.
Il lato sud della 67P rimane però ancora ancora un mistero. Poiché, infatti, l’asse di rotazione della cometa non è perpendicolare al piano orbitale, bensì inclinato, parti della sua superficie possono a volte rimanere nel buio più completo. Nel corso degli ultimi mesi, il lato sud della 67/P è stato interessato da una notte tanto buia da poter essere paragonata alle settimane di completa oscurità che interessano le regioni polari della Terra.
Il lato oscuro della 67P promette di essere la chiave per una migliore comprensione dell’attività della cometa. «Durante il perielio, quando la cometa arriva circa entro 195 milioni di chilometri dal Sole, il lato sud è illuminato e soggetto quindi a temperature particolarmente alte e all’effetto delle radiazioni», dice il Principal Investigator di OSIRIS Holger Sierks del Max Planck Institute for Solar System Research (MPS), in Germania. Gli scienziati ritengono dunque che questo lato possa essere plasmato in maniera più decisa dall’attività cometaria. «Non vediamo l’ora che arrivi maggio del 2015, quando la notte polare sulla 67/P finirà e potremo finalmente vedere con chiarezza anche questa zona», aggiunge Sierks.
«Per una normale macchina fotografica, la poca luce diffusa dalle particelle di polvere cometaria non sarebbe di molto aiuto», dice Maurizio Pajola dal Centro di Studi e Attività Spaziali dell’Università di Padova membro del team OSIRIS che per primo ha visto le sorprendenti immagini. A differenza delle macchine fotografiche standard, che codificano le informazioni a 8 bit per pixel e riescono quindi distinguere tra “sole” 256 tonalità di grigio, OSIRIS è una macchina fotografica a 16 bit. Ciò significa che in una sola immagine può rilevare una gamma superiore alle 65000 tonalità di grigio – molto maggiore di quella che può essere visualizzata dal monitor di un normale computer. «OSIRIS riesce quindi a vede superfici più nere del carbone e macchie bianchissime brillanti come neve all’interno della stessa immagine», aggiunge Pajola.
Gli scienziati del team di OSIRIS non solo sfruttano questa alta gamma dinamica per scrutare nel buio totale della notte polare della 67/P, ma anche per raccogliere informazioni provenienti da regioni che sono soltanto temporaneamente in ombra in alcune delle immagini raccolte.
Questo in attesa non solo che la notte polare sulla cometa finisca, ma ancor prima dell’atterraggio del lander Philae sulla superficie della cometa – il prossimo 12 novembre – quando sarà possibile fare davvero luce su questo misterioso oggetto celeste.