Una due giorni dedicata al satellite dell’ESA, Gaia. Una due giorni che ha visto insieme INAF, SAIt e Regione Piemonte, perché molto del satellite Gaia è legato a questo territorio, a partire dal suo PI Mario Lattanzi.
Presso il Circolo dei Lettori di Torino si è SVOLT la conferenza inaugurale del convegno Navigare le stelle: il satellite Gaia, una nuova rivoluzione astrofisica.
Il dibattito, moderato da Maria Teresa Crosta dell’INAF, che ha visto la partecipazione di Fernando de Felice dell’Università di Padova, Luciano Russo, dell’Università di Roma Tor Vergata e Willy Merz Presidente della Fondazione Merz, è stato incentrato su due aspetti peculiari che sono il punto di partenza di una missione come Gaia: tradizione ed innovazione.
Come noto, Gaia riporta alla ribalta l’Astrometria, la branca più antica dell’Astronomia, che raggiunse il suo apice proprio con la prima carta del cielo tracciata dall’astronomo greco Ipparco di Nicea, vissuto tra il 190 e il 120 a.C.
Gli studi di Lucio Russo (fisico e storico della scienza) evidenziano come alcune conquiste della scienza ellenistica, spesso sottovalutate o ignorate dalla moderna critica, anticipano di secoli quelle formalizzate nel periodo copernicano e galileiano; valga per tutti l’esistenza di insospettate fonti greche e latine che sembrano sottintendere almeno una embrionale comprensione del funzionamento della gravità.
In questi termini, il catalogo delle stelle di Ipparco viene non solo a costituire una pietra miliare di cui la cartografia di Gaia ne sarà indiretta erede, ma anche un modello metodologico ed epistemologico da riscoprire e valorizzare; dall’altro lato appare evidente che lo sforzo per una storicizzazione della scienza antica e il recupero di quanto perdutosi accompagna alla riscrittura della nostra moderna visione del cielo, soprattutto nell’ottica di perseguire l’intento di Ipparco, ovvero di lasciare in eredità ai posteri la registrazione delle posizioni e dei moti delle stelle (fu Halley il primo che ne raccolse i frutti).
Gaia, per la prima volta, sarà in grado di ridisegnare la mappa celeste traslando l’ottica con cui ci collochiamo nell’Universo da un piano euclideo ad uno prettamente relativistico. Difatti, la gravità generata dai pianeti del nostro sistema solare unita alle accuratezze raggiunte dal satellite obbligano a trattare le misure ed ogni interpretazione scientifica nel contesto della Relatività Generale, portando in luce concetti nuovi, già contenuti nella teoria e non ancora letti, come, ad esempio, un’opportuna caratterizzazione del tempo.
Questo nuovo processo epistemologico è la vera rivoluzione alla base delle scoperte che Gaia promette e di cui si parlerà nelle prossime decadi, incluso il più grande esperimento sulla validità della Relatività Generale esattamente allo scadere dei cent’anni della sua formulazione.