Siamo abituati a guardare il cielo con grandi e potenti telescopi, puntati verso singoli oggetti in direzione dello spazio più distante. Perché invece non servirsi di tanti, piccoli telescopi, per mappare la volta celeste tutta in una volta? Certo non vedremmo più quegli oggetti distanti con una buona risoluzione, ma potremmo ottenere ottimi risultati sulla corta distanza e conoscere di più e meglio la piccola porzione di Universo che chiamiamo casa: la Via Lattea.
Meglio tanti telescopi leggeri che un solo super telescopio. Ne sono convinti i ricercatori della Ohio State University, sostenitori di una strategia che sta già portando i primi frutti e che proprio in questi giorni ha permesso agli astronomi del progetto di presentare i primi dati raccolti in poco più di sei mesi di attività all’incontro della American Astronomical Society di Seattle, Washington.
Si chiama Automated Survey All-Sky for Supernovae, in sigla ASAS-SN, che si pronuncia come la parola “assassin”. Non sappiamo se un progetto di ricerca possa macchiarsi di qualche crimine, ma il termine assassino sembra comunque appropriato. La parola cecchino renderebbe ancor meglio l’idea: una squadra di telescopi cecchini operativi ufficialmente da maggio 2014 e che ha già infilato nel mirino qualcosa come 89 brillanti supernovae. La miglior performance di sempre, anche in una combinata di telescopi.
E pensare che al momento il progetto coinvolge solo quattro telescopi nelle Hawaii, due in Cile, e un folto gruppo di volontari amatori di tutto il mondo. Due nuovi telescopi andranno ad aggiungersi nei prossimi mesi. Ma dal momento che lo studio sta catturando immagini di centinaia di oggetti celesti oltre le supernovae, la Ohio State University sta per lanciare una serie di nuovi progetti spin-off, ciascuno dei quali orientato a raccogliere nuovi dati.
I telescopi coinvolti nel progetto coprono una distanza di 500 milioni di anni luce attorno alla Via Lattea, l’1 percento dell’Universo osservabile.
«È naturale interessarsi del proprio quartiere. È il posto dove viviamo e dove succedono cose che ci riguardano direttamente», spiega Krzysztof Stanek, docente di astronomia della Ohio State University. «ASAS-SN è a oggi l’unico studio sull’Universo locale. Il successo che stiamo riscuotendo con il nostro progetto conferma l’ipotesi secondo cui si può fare buona scienza anche con telescopi di piccole dimensioni. E l’interesse della comunità di ricerca ci spinge a non confinare questa strategia alla ricerca di supernovae: possiamo rivolgere l’attenzione anche a altri oggetti e aprire nuove linee di ricerca».
ASAS-SN ha già individuato oltre 250 variabili cataclismiche – stelle dalla luminosità incredibilmente variabile – e Bianca Danilet della Ohio State ha già dichiarato l’intenzione di avviare un monitoraggio in tempo reale di questo tipo di corpi con un progetto chiamato CV Patrol: «Il principio che sta alla base di questo approccio è ancora una volta quello dell’allargamento della ricerca a cittadini preparati scientificamente e altamente motivati (vedi MediaINAF). Solo facendo rete possiamo ottenere risultati significativi in operazioni di così grande portata».
E c’è di più: oltre alle variabili cataclismiche, ASAS-SN è stato spettatore di eventi estremamente rari come gli effetti mareali di un buco nero su una vicina stella o i brillamenti di una nana rossa di tipo spettrale M, che si pensa possieda campi magnetici di enorme intensità.
«Sono tanti e straordinari gli eventi che avvengono nel nostro vicinato stellare, e non abbiamo ancora idea di quanto spesso possano verificarsi. Oggi abbiamo uno strumento per tenerli sott’occhio», sottolinea Christopher Kochanek, docente della Ohio State e Ohio Eminent Scholar in Observational Cosmology.