Se pensate che al di fuori del Sistema solare non possa esserci vita vi sbagliate. Anche se ad oggi non ci sono prove certe dell’esistenza di un esopianeta davvero vivibile e dalle condizioni atmosferiche simili alla Terra, gli studiosi sono quasi certi che lì fuori nell’Universo ci sono molti più pianeti in cui è possibile trovare acqua allo stato liquido rispetto a quanto pensato finora (quindi nella zona abitabile della loro stella). Ad affermarlo è un gruppo di ricercatori dell’Università di Toronto (Canada) che ha pubblicato uno studio su Science Express dal titolo “Asynchronous rotation of Earth-mass planets in the habitable zone of lower-mass stars”. I pianeti su cui potenzialmente potremmo trovare «oceani potrebbero avere un clima molto simile alla Terra», ha detto Jeremy Leconte, dell’Istituto canadese di Astrofisica Teorica (CITA) e autore principale dello studio.
Quello che hanno sempre pensato gli scienziati è che i pianeti extrasolari si comportano in modo contrario a quello della Terra, cioè mostrano sempre una sola faccia alla loro stella madre essendo così praticamente invivibili. Se fosse davvero così, allora questi pianeti ruoterebbero in maniera sincrona con la stella, un emisfero sarebbe in perpetua oscurità e le temperature sarebbero decisamente fredde. Leconte e i suoi colleghi suggeriscono, però, che durante il moto di rivoluzione (ad esempio il moto della Terra attorno al Sole) questi pianeti ruotino talmente velocemente da presentare comunque un ciclo di giorno e notte simile a quello del nostro pianeta (da noi dura circa 24 ore). E se la teoria del gruppo di ricerca fosse corretta allora «non ci sarebbe un lato perennemente freddo e al buio sui pianeti extrasolari, fenomeno che porta l’acqua a rimanere intrappolata in una lastra di ghiaccio gigantesco». Laconte ha specificato che «la possibilità che questi pianeti possino ospitare la vita rimane comunque una questione aperta».
«In realtà – spiega Isabella Pagano dell’INAF – Osservatorio Astrofisico di Catania ed esperta nella ricerca di esopianeti – il lavoro riguarda i pianeti nella zona abitabile di stelle di piccola massa. La zona abitabile è tanto più vicina quanto minore è la luminosità intrinseca della stella. Le stelle di piccola massa, più fredde e piccole rispetto al Sole, hanno quindi la zona abitabile abbastanza vicina, e i pianeti che vi si trovano riescono a sincronizzare anche in breve tempo la propria velocità di rivoluzione con quella di rotazione. In condizioni di sincronizzazione la differenza di irradiazione tra l’emisfero rivolto sempre verso la stella e l’altro è troppo grande e quindi questi pianeti sono pessimi candidati per l’abitabilità».
La ricerca è stata realizzata grazie a un modello climatico tridimensionale che gli studiosi hanno sviluppato per prevedere «l’effetto dell’atmosfera di un determinato pianeta sulla velocità della sua rotazione, che si traduce in cambiamenti clima», ha spiegato Leconte. «L’atmosfera è un fattore chiave che colpisce la rotazione di un pianeta, il cui impatto può essere sufficiente per superare la rotazione sincrona e permette a un pianeta di avere un ciclo giorno-notte». Per questo gli astronomi credono – o sperano – che alcuni esopianeti abbiano un’atmosfera simile a quella della Terra, che dopotutto è anche sottile. Sul nostro pianeta la maggior parte della luce solare arriva sulla superficie e il calore viene enfatizzato perché rimane – per così dire – intrappolato mitizzando le temperature su tutto il pianeta, grazie anche all’effetto dei venti. L’impatto è talmente significativo che supera l’effetto di attrito mareale esercitato da una stella su qualsiasi oggetto in orbita intorno ad essa, proprio come, invece, la Terra fa sulla Luna. Laconte ha sottolineato, infatti, che «la Luna ci mostra sempre lo stesso lato perché l’attrito provocato dalle maree alterano la sua rotazione. La Luna è in rotazione sincrona con la Terra» ed ecco perché si parla spesso di un lato oscuro della Luna che non riusciamo mai a vedere.
Dallo studio canadese si evince, quindi, che un gran numero di esopianeti simili alla Terra già noti alla comunità scientifica potrebbe non avere un moto di rotazione sincrona, come inizialmente creduto. Ma non cantiamo vittoria, perché è vero che potrebbero avere un ciclo di giorno e notte, ma è anche possibile che questi giorni durino l’equivalente terrestre di settimane o mesi.
Già l’abstract chiarisce il problema.
Per saperne di più:
Leggi QUI lo studio: “Asynchronous rotation of Earth-mass planets in the habitable zone of lower-mass stars”, di Jérémy Leconte, Hanbo Wu, Kristen Menou e Norman Murray