Cercare pianeti extrasolari non è certo un gioco da ragazzi. Individuare poi, tra essi, quelli simili per composizione e massa alla Terra, lo è ancora di più. Se poi restringiamo ancora di più le inadgini alle sole eso-terre nella fascia abitabile, la zona cioè attorno a una stella dove ci sono le condizioni per trovare acqua allo stato liquido, la faccenda si complica ulteriormente.
Tra i tanti limiti osservativi con cui devono necessariamente fare i conti gli astronomi nelle loro indagini, specie per l’osservazione diretta degli esopianeti, uno può essere determinante: la fastidiosa presenza di polvere attorno alle loro stelle madri. Essa è presente in ogni sistema planetario ma, se eccessiva, può rendere impossibile l’individuazione di pianeti.
Per capire quanta polvere ci sia attorno a sistemi potenzialmente favorevoli ad ospitare eso-Terre e la sua distribuzione, specie nella loro zona di abitabilità, oggi gli astronomi hanno un’arma in più: lo strumento LBTI (LBT Interferometer), installato al Large Binocular Telescope in Arizona, di cui l’Italia con l’INAF è uno dei partner internazionali. LBTI combina i segnali raccolti da ciascuno dei due specchi principali da 8,4 metri di diametro di LBT per ottenere immagini dettagliatissime nell’infrarosso, banda dove viene prodotta la maggiore quantità di radiazione dalla polvere interplanetaria di sistemi extrasolari.
Per la prima volta questo strumento è stato testato per indagare la distribuzione della polvere nel sistema di Eta Corvi, una stella di taglia solare, nota per essere insolitamente ‘polverosa’: attorno ad essa c’è una quantità di particelle 10.000 volte superiore quella presente nel nostro sistema planetario. Una proprietà forse dovuta a un recente impatto tra corpi celesti nelle regioni più prossime alla stella. I risultati, pubblicati in un articolo sulla rivista The Astrophysical Journal, indicano che, grazie all’ottimo funzionamento di LBTI, la polvere appare molto più vicina alla stella di quanto di pensasse, disponendosi tra l’astro e la sua zona di abitabilità.
«Con LBTI, siamo finalmente in grado di sapere come si distribuisce la polvere attorno alle stelle» dice Phil Hinz, Principal Investigator dello strumento. «Eta Corvi non è un buon candidato per osservazioni dirette di eventuali esopianeti in orbita attorno ad essa, ma ci dimostra le qualità di LBTI: stiamo iniziando a capire la struttura dei sistemi planetari come mai prima d’ora».
«LBT è un telescopio unico al mondo, disegnato per lavorare in interferometria – commenta Adriano Fontana, astronomo dell’INAF e responsabile del centro italiano delle osservazioni di LBT – e questo risultato è da una parte la realizzazione di un sogno iniziato molti anni fa, dall’altro solo l’inizio di una serie di risultati scientifici che ci aspettano dall’utilizzo di questa tecnologia».
Per saperne di più:
- l’articolo First-light LBT nulling interferometric observations: warm exozodiacal dust resolved within a few au of η Crv di Denis Defrère et al. pubblicato online sul sito web della rivista The Astrophysical Journal