Viaggiare nello spazio è sicuramente una bellissima avventura, ma di certo per gli astronauti – o meglio per i loro corpi – è un’esperienza tutt’altro che facile. Insomma, andare verso il pianeta Marte (missione ancora in fase embrionale) non sarà una “passeggiata di salute”, come si suol dire. Dopo mesi di permanenza in orbita, i problemi (leggi alcuni articoli su Media INAF) a cui vanno incontro gli astronauti sono osteoporosi, nausea spaziale, perdita di massa ossea e muscolare, problemi cardiaci e cecità spaziale, diabete. Le cause? Microgravità (anche se sembra divertente galleggiare in una navicella spaziale), microbi spaziali (l’ambiente non è del tutto asettico), tempeste solari, radiazioni e polvere tossica. E poi non dimentichiamo i danni che subisce il sistema immunitario delle donne e degli uomini che lavorano per mesi nello spazio.
Come già dimostrato in precedenti studi (effettuati a terra e in loco sulla Stazione spaziale internazionale) e secondo una nuova ricerca pubblicata su The FASEB Journal, il volo spaziale può essere associato ad un processo di invecchiamento accelerato del sistema immunitario. Gli esperimenti effettuai dal gruppo guidato da Chloé Lescale, dell’Institut Universitaire d’Hématologie (Parigi), hanno dimostrato che nei topi che vivono in condizioni di microgravità si notano cambiamenti nella produzione di linfociti B nel midollo osseo simili a quelli osservati nei topi anziani che vivono in condizioni normali sulla Terra.
Jean-Pol Frippiat, ricercatore presso lo Stress Immunity Pathogens Laboratory della Lorraine University, ha spiegato: «Questo studio dimostra che i modelli sulle condizioni di vita durante i voli spaziali non possono essere utilizzati solo per migliorare le risposte immunitarie nel corpo degli astronauti. I risultati ottenuti sono utili soprattutto sulla Terra, per curare malati e persone anziane». Lo studio può contribuire a spiegare, ha detto ancora Frippiat, il fenomeno dell’invecchiamento immunitario conosciuto come immunosenescenza, che fondamentalmente si manifesta, per esempio, nella ridotta capacità di risposta agli agenti patogeni (è più facile contrarre una malattia infettiva) oppure nel rallentamento dei processi di guarigione.
Gli esperimenti sono stati effettuati tutti nei laboratori sulla Terra utilizzando la tecnica dell’hindlimb unloaded (HU) o del topo sostenuto per la coda in posizione inclinata a testa in giù, che simula alcuni degli effetti del volo spaziale. Le analisi hanno riguardato il sistema osseo e la frequenza di produzione dei linfociti B nelle cellule nel midollo osseo in topi giovani, anziani e altri topi soggetti alla tecnica HU. Ciò che è stato rilevato è che i giovani topolini sottoposti all’esperimento manifestavano gli stessi sintomi di topi più anziani in condizioni di normalità. In futuro questi risultati potranno essere trasferiti anche agli esseri umani.
Insomma, pensiamoci due volte – o anche tre – se un giorno ci venisse proposto di effettuare un viaggio (per ora senza ritorno) verso Marte. Magari il nostro sistema immunitario potrebbe non essere molto d’accordo…
Per saperne di più:
LEGGI QUI lo studio “Hind limb unloading, a model of spaceflight conditions, leads to decreased B lymphopoiesis similar to aging”, di Chloé Lescale et al.