Sarebbe bello trovare, nello spazio sconfinato, pianeti simili alla Terra su cui magari le generazioni future possano andare a vivere o a cercare risorse. Pianeti, quindi, con condizioni di vita simili alla Terra. Gli astronomi hanno, per ora, un obiettivo più ad ampio spettro: trovare i cosiddetti pianeti Goldilocks, cioè quelli che si trovano in un orbita abbastanza vicina e abbastanza lontana dalla loro stella madre tanto che l’acqua possa esistere allo stato liquido sulla superficie (zona abitabile o di abitabilità). E questo vuol dire che potenzialmente i pianeti in questione potrebbero anche ospitare la vita.
Un nuovo studio firmato da Tim Bovaird e Charley Lineweaver dell’Australian National University (ANU), e pubblicato su Monthly Notices of the Astronomical Society, si focalizza su migliaia di pianeti scoperti dal satellite Kepler. Hanno scoperto che una stella standard ha circa due pianeti nella cosiddetta zona Goldilocks. Ovviamente la ricetta per “cucinare” (vedi Media INAF) un pianeta abitabile non è la più semplice: «Gli ingredienti per la vita sono abbondanti, e ora sappiamo che gli ambienti abitabili sono altrettanto abbondanti», ha spiegato Lineweaver. Però, come sappiamo, finora non è stato trovato un altro pianeta con alieni dall’intelligenza umana «o almeno tale da saper costruire radiotelescopi e navi spaziali. In caso contrario, li avremmo visti e sentiti. Potrebbe essere che ci siano civiltà intelligenti che si stiano evolvendo» o che si siano già autodistrutte.
Il telescopio spaziale Kepler osserva per la maggior parte pianeti molto vicini alle loro stelle, e che quindi raggiungono temperature troppo alte affinché l’acqua non evapori via, ma gli esperti hanno utilizzato un modello particolare per il loro studio. Si tratta dello stesso che predisse l’esistenza di Uranio: «Abbiamo usato la Legge di Titius-Bode e i dati provenienti da Kepler per predire la posizione dei pianeti che lo stesso telescopio non riesce a vedere», ha concluso Lineweaver.
Per saperne di più:
LEGGI QUI lo studio pubblicato su Monthly Notices of the Astronomical Society: “Using the Inclinations of Kepler Systems to Prioritize New Titius-Bode-Based Exoplanet Predictions”, di Timothy Bovaird, Charles H. Lineweaver e Steffen K. Jacobsen