Brian Greene batte Albert Camus 2 a 0. Tranquilli: non si tratta del risultato di un improbabile derby culturale che vede schierati su fronti opposti scienza e lettere. Tantomeno si vuole fare torto a uno dei filosofi e scrittori francesi più brillanti del Novecento, nonché premio Nobel.
Di che si parla, dunque? Di un best seller della divulgazione scientifica: La trama del cosmo. Spazio, tempo, realtà. Appena riedito da Einaudi, nella collana di saggistica (traduzione di Luigi Civalleri e Adria Tissoni, a cura di Claudio Bartocci, pp. XVI-612, € 17,50). Autore: Brian Greene, enfant prodige laureato a Harvard, dottorato a Oxford, docente della Cornell University prima e della Columbia University di New York poi, esponente della teoria delle superstringhe, finalista al Premio Pulitzer, vincitore del Premio Aventis (prestigioso riconoscimento per la saggistica scientifica).
Di Camus, Greene scrive in apertura del testo citando Il mito di Sisifo: «C’è un solo problema filosofico veramente serio: il suicidio. Il fatto che il mondo abbia o no tre dimensioni, e lo spirito nove o dodici categorie, è secondario». Apriti cielo! Non dite a uno scienziato cosa è opportuno o meno fare. E Greene infatti rivolta gli argomenti di Camus per dimostrare quanto sia importante studiare l’Universo che abitiamo prima di decidere se valga o meno la pena restarci vivi e vegeti. Pensateci bene prima di tirarvi un colpo! Sembra ricordare ironicamente.
Chi vinca il match fra Greene e Camus, non è dato saperlo. Stare qui a discuterne, a dieci anni dalla prima edizione italiana del saggio, regala qualche lunghezza di vantaggio a Greene. «Se i libri sono il nutrimento della conoscenza, questo è un pranzo da matrimonio», chiosa infatti Anobii, il social network dei libri. E leggendo La trama del cosmo si ha veramente la sensazione di pasteggiare al tavolo di uno chef generoso. A una sofisticata cucina di parole, Greene aggiunge passione. Gusti delicati e il menu più completo che si possa desiderare, con tanti esempi presi dalla tradizione popolare.
Si va dall’infinitamente piccolo all’infinitamente grande (fisica particellare e astrofisica), fino all’infinitamente remoto. Concetti, stimoli, idee e oggetti affascinanti. Uno stato dell’arte della conoscenza sulla realtà nel 2004, per molti versi valida ancora oggi.
Tema centrale, i sempreverdi spazio e tempo, da secoli al centro della riflessione filosofica e dell’indagine scientifica. Si tratta di forme a priori dell’intuizione, come sosteneva il filosofo Immanuel Kant? Oppure vanno trattati come entità reali, oggetti fisici dalle specifiche proprietà, come hanno suggerito Isaac Newton e Albert Einstein? Perché il tempo sembra scorrere in modo inesorabile dal passato al futuro? Lo spazio è continuo o discreto? È possibile realizzare una macchina per il teletrasporto? In un futuro prossimo, potremo viaggiare avanti e indietro nel tempo? Interrogativi più o meno seri, sviscerati con esempi concreti e icone pop: Tom e Jerry, Bart Simpson, i Pink Floyd.
Spoiler: una soluzione al dilemma dello spaziotempo Greene ce l’ha. Ed è la teoria delle superstringhe, o meglio una sua più recente generalizzazione, la M-theory. Contempla uno spaziotempo a dieci o undici dimensioni popolato di strani oggetti, le “brane”, in perenne e frenetica vibrazione. Un nuovo scenario teorico che forse nasconde la chiave per rispondere agli antichissimi interrogativi dell’uomo: «Nessun altro problema scientifico ci affascina più di quello della natura dello spazio e del tempo. È normale che sia così, perché questi due concetti formano il palcoscenico su cui si dipana la trama del cosmo». Adesso sappiamo dove Guzzanti ha tratto ispirazione per il suo Don Pizzarro.