Il primo amichetto l’ha cercato vicino, a un paio di chilometri di distanza sullo stesso arido altopiano cileno in cui entrambi risiedono. Ma è solo il primo passo verso una rete di connessioni estesa a tutta la Terra. ALMA, l’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array, ha recentemente unito la potenza delle sue 66 antenne paraboliche con quella del telescopio APEX (Atacama Pathfinder Experiment), un’unica impavida antenna da 12 metri che servì da prototipo proprio per ALMA.
I due telescopi hanno lavorato assieme con un processo noto come interferometria a lunghissima base, o VLBI (Very Long Baseline Interferometry), dove i dati provenienti da due o più telescopi indipendenti sono combinati per formare un unico telescopio virtualmente grande quanto la distanza geografica tra di loro (la “base”), aumentandone enormemente il potere di ingrandimento.
La nuova osservazione ALMA / APEX, che ha avuto luogo il 13 gennaio scorso, rappresenta un test di fattibilità essenziale per la realizzazione dell’ambizioso progetto Event Horizon Telescope (EHT), che vuole far lavorare all’unisono una rete globale di telescopi operanti nelle lunghezza d’onda millimetriche. Quando EHT sarà completamente assemblato – con ALMA a costituirne il cuore grande e sensibile – darà vita a un telescopio grande quanto la Terra, con il potere di ingrandimento necessario per distinguere i dettagli sul margine del buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Quel margine turbolento che segna il confine della fisica estrema e che gli scienziati definiscono orizzonte degli eventi, da cui il nome del futuro grande telescopio.
Per la loro osservazione gemella, la prima nel suo genere, ALMA e APEX hanno puntato simultaneamente un quasar chiamato 0522-364, una lontana galassia attiva comunemente usata per i test radioastronomici grazie alla sua notevole luminosità. Per garantire che i telescopi fossero in assoluta sincronia, ALMA ha utilizzato come marcatempo il suo orologio atomico iper-preciso, nuovo di zecca, che si è rivelato sufficientemente stabile per le osservazioni VLBI, nelle quali i dati provenienti da diverse aree geografiche devono essere abbinati e integrati con accuratezza estrema.
“L’intero team è immensamente gratificato dal raggiungimento di questo successo al primo tentativo di VLBI con ALMA. Esso segna un enorme passo verso la realizzazione delle prime immagini di un buco nero mediante lo Event Horizon Telescope”, ha commentato Shep Doeleman dello Haystack Observatory MIT, responsabile dello ALMA Phasing Project.