Un team di ricercatori del Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona ha rinvenuto in alcune meteoriti indizi dell’esistenza di una regione fino a oggi sconosciuta in quello che era il vorticoso disco di polvere e gas noto come disco protoplanetario – quello dal quale hanno avuto origine i pianeti del Sistema solare.
Sotto la guida di Kelly Miller, dottoranda presso il laboratorio gestito da Dante Lauretta, principal investigator della missione OSIRIS-REx della NASA, i ricercatori hanno individuato all’interno dei campioni di meteoriti tracce di minerali che si formarono in un ambiente ricco d’ossigeno e di zolfo. Minerali la cui datazione risale a prima che le particelle s’unissero fra loro a formare, per accrescimento, corpi più grandi come gli asteroidi e i pianeti. La scoperta, non ancora pubblicata, viene presentata in questi giorni nel corso della 46esima Lunar and Planetary Science Conference, in Texas.
I campioni analizzati da Miller e colleghi sono sezioni sottilissime, grandi circa la metà d’un capello umano, estratte da condriti di tipo R, una varietà rara di meteoriti – la cui formazione pare essere avvenuta fra l’orbita della Terra e quella di Giove – che prendono il nome dall’iniziale del luogo in cui vennero rinvenuti i primi frammenti: a Rumuruti, in Kenya. In uno dei campioni, raccolto in Antartide, i ricercatori hanno scoperto un nuovo tipo di mattoncini costitutivi chiamati condruli solfurici (sulfide chondrules).
«I condruli, di solito, sono costituiti da minerali ricchi di silicio, ma quelli che abbiamo trovato in questo meteorite sono completamente diversi: sono composti da minerali solfurici», spiega Miller. «Questo suggerisce che si siano formati in una regione ricca di zolfo, fornendo così una prova dell’esistenza d’un ambiente del Sistema solare fino a oggi sconosciuto».
E proprio per comprendere meglio cos’è avvenuto nelle fasi iniziali del Sistema solare, quando anche l’acqua e i primi mattoni della vita hanno avuto origine, la missione OSIRIS-REx – coordinata dall’Università dell’Arizona – lancerà nel 2016 una sonda spaziale robotica. Obiettivo: l’asteroide Bennu, dal quale estrarrà un campione di almeno 60 grammi di materiale primitivo e lo riporterà sulla Terra per analizzarlo.
In questo modo sarà disponibile ai ricercatori materiale non solo in quantità significativa ma, quel che più conta, proveniente da un contesto noto. «A differenza delle meteoriti, che ci arrivano in modo casuale, e per le quali non abbiamo certezze sull’ambiente in cui il materiale s’è formato», osserva Miller, «grazie a OSIRIS-REx sapremo esattamente il luogo di provenienza del campione, così come conosceremo il viaggio che Bennu ha percorso e dove si trovava in passato».