L’ultima premiata, in ordine di tempo, è Michela Mapelli dell’Osservatorio di Padova, che si è aggiudicata oggi l’ambitissimo MERAC Prize. Ma il solo mese di marzo aveva già visto ottenere importanti riconoscimenti da almeno altri due ricercatori dell’INAF: Francesco Cuttaia dello IASF di Bologna e, a inizio mese, Marta Burgay dell’Osservatorio di Cagliari.
Due premiazioni che sono quasi un chiasmo. Marta Burgay, d’origini valdostane e per formazione universitaria bolognese, è stata insignita del premio “Donna sarda 2015” dal Lioness Club di Cagliari, città nella quale lavora come astrofisica dal 2004. Francesco Cuttaia, invece, che sardo lo è dalla nascita, è da anni ricercatore all’INAF IASF di Bologna, e giovedì scorso ha ottenuto a Modena il secondo posto nella categoria “High Tech Industriali” del concorso per startupper “Intraprendere”.
Dalla scoperta che la rese celebre – quella della “doppia pulsar”, nel 2003 – a oggi, Burgay di riconoscimenti prestigiosi ne ha già messi insieme una collezione, come, tra gli altri, il Descartes nel 2005, lo IUPAP nel 2006, il Marsden nel 2010, il “Marisa Bellisario” nel 2011. E ora che ha ricevuto dalle mani del sindaco di Cagliari Massimo Zedda la targa di “Donna Sarda” dell’anno, alla lista s’aggiunge l’importante riscontro della sua regione d’adozione.
«Con un cognome come il mio, che tradisce chiaramente le mie origini valdostane, questo riconoscimento gradito e inaspettato dato dalla terra che mi accoglie è un’ulteriore soddisfazione, mi fa sentire sarda a tutti gli effetti», dice Burgay. «Sento gratitudine per quest’isola che mi ha offerto una grande opportunità lavorativa e mi ha permesso di dare un grosso impulso alla mia carriera professionale».
Quanto a Cuttaia, la sua idea d’impresa per la progettazione e lo sviluppo di crio-calibratori per lo spazio è riuscita a emergere fra circa 150 concorrenti fino a convincere il comitato scientifico di “Intraprendere” – un concorso, giunto alla settima edizione, promosso dalla Provincia di Modena e dalla Camera di Commercio con il sostegno delle Fondazioni bancarie del territorio – a finanziarne i primi passi con un assegno da duemila euro.
«Si tratta di dispositivi passivi, con emissività prossima a quella di un corpo nero perfetto, finalizzati a calibrare, sia a Terra che a bordo di strumenti spaziali in volo, la risposta e le performance di detector che operano dal radio alle microonde. Oltre all’uso astrofisico», spiega Cuttaia, «oggi sono divenuti cruciali a bordo di molti strumenti spaziali di Earth Remote Sensing». E come ci si sente nell’abito double-face di startupper? «Per chi opera nel settore tecnologico, la dicotomia dei ruoli di ricercatore e imprenditore può essere utile a osservare i due profili della stessa medaglia: il cliente e il fornitore. Modificare spesso la prospettiva, seppur faticoso e non immediato, credo che possa rappresentare un valore aggiunto per entrambi».