Il quartier generale dello Square Kilometre Array rimarrà a Manchester. A deciderlo è stato il Consiglio d’Amministrazione riunitosi oggi dopo alcune mesi di intensi negoziati. La sconfitta per l’Italia, che – tramite l’Istituto Nazionale di Astrofisica- a febbraio aveva avanzato la candidatura di Padova – è arrivata ai voti: 6 a favore del Regno Unito e ben 5 astenuti.
Da tempo ormai l’Italia, forte di una notevole tradizione nella radioastronomia, puntava ad affermare ancora di più il proprio ruolo di leader nell’ambito del progetto, che vede a fianco del nostro Paese altre 10 nazioni in tutto il mondo. L’Italia con l’Inaf ha avanzato la sua candidatura anche perché il Parlamento italiano ha deciso, prima di Natale, di investire decine di milioni di euro in tre anni. A sostegno della candidatura si sono mossi il ministro per la Ricerca e l’Università Stefania Giannini, la quale aveva ricordato qualche tempo fa anche l’importante rete di centri, enti di ricerca e prestigiose università che operano sul nostro territorio, nonché il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il quale ha appoggiato la candidatura di Padova per tutto il periodo dei negoziati.
La posizione ufficiale dell’INAF è espressa in questa nota: «La sede del progetto Square Kilometre Array sarà Manchester. Lo ha deciso oggi, a maggioranza (6 a favore di Manchester, 5 astenuti, 1 a favore Padova), il Consiglio di Amministrazione del progetto SKA. La sede di Manchester è stata preferita nonostante la commissione internazionale, che ha esaminato tecnicamente le candidature delle due città candidate, avesse valutato Padova come nettamente preferibile. E’ evidente che l’influenza politica ed economica esercitata dall’Inghilterra nei confronti dei componenti della SKA Organization ha avuto decisamente la meglio sulle considerazioni tecnico-scientifiche. Facciamo punto e a capo e dedicheremo i prossimi giorni nel valutare il ruolo dell’Italia e dell’INAF nel progetto».
Manchester ha ospitato finora la sede provvisoria del progetto presso l’osservatorio di Jodrell Bank. La costruzione vera e propria del network di radiotelescopi più grande del mondo inizierà nel 2018 e già nel 2020 potrebbero arrivare i primi risultati scientifici che cambieranno il modo di guardare stelle, galassie e fenomeni cosmici.
La comunità scientifica internazionale e soprattutto quella italiana non ha mai avuto dubbi sul fatto che SKA sia il futuro della radioastronomia. Il coinvolgimento dell’INAF in SKA è stato pensato, sin dai primi anni, come un volano non solo scientifico, ma anche economico e industriale, visto l’ampio coinvolgimento delle industrie italiane nel settore della radioastronomia (con la produzione di ricevitori, pannelli e amplificatori) e questo può avere importanti ricadute per il nostro paese. Il progetto porterà risultati a medio-lungo termine e per l’Italia è sempre stato fondamentale rimanervi agganciati con un ruolo di leadership. Per questo l’Istituto Nazionale di Astrofisica ha da sempre creduto in questo progetto, tanto da essere nel gruppo iniziale dei suoi sostenitori, tra i fondatori del Consorzio Ska. L’Italia è già attiva in tutti i gruppi scientifici, in 4 consorzi tecnologici e leader di importanti progetti.
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