A chi si rivolgono gli scienziati? Al giudizio di chi sottopongono idee e risultati del loro lavoro? A prima vista può sembrare una domanda banale, scontata: i destinatari di parole e scritti degli scienziati sono gli altri membri della comunità scientifica, i reviewers delle riviste specializzate, i componenti delle commissioni preposte all’assegnazione dei finanziamenti alla ricerca. Non è così.
Gli scienziati si rivolgono e si devono rivolgere a tutti. La scienza è di tutti. E a ricordarcelo è Claudio Bartocci, in libreria con Dimostrare l’impossibile. La scienza che inventa il mondo, edito per i tipi di Raffaello Cortina (pagg. 258, € 23,00).
Docente di fisica matematica presso l’Università di Genova, Bartocci ha rielaborato materiale accumulato in anni di divulgazione della scienza e della matematica su quotidiani e mensili italiani. 15 anni di articoli che insieme riscrivono la storia della scienza moderna. Un racconto costruito per immagini: fotografie di un momento, un episodio, un concetto della scienza moderna che, mano a mano che si procede nella lettura del saggio, evidenzia come ogni ricostruzione continuista dell’impresa scientifica e del pensiero scientifico sia sostanzialmente un fallimento. La continuità sta solo negli occhi di chi ricostruisce la storia del pensiero. Questa storia della scienza – che spesso vede i matematici come protagonisti, responsabili di trovare cose che non stanno cercando semplicemente perché queste non esistono da sempre, ma prendono forma nel percorso dell’intelligenza – questo racconto “in numeri” non ha ambizioni di proporre visioni nuove o alternative della storia della scienza. Può però rappresentare uno strumento nelle mani del lettore e del non esperto per avvicinarsi alle idee della scienza e alla loro storia, in modo diverso da quello della manualistica, omogenizzato del sapere.
E c’è anche spazio per l’astrofisica. Anzitutto l’apparato formale e concettuale della geometria differenziale moderna, quello che si è riversato nella teoria della relatività e che ha trovato una nuova vita nei modelli cosmologici fin dai primi anni della sua esistenza.
«Ma va detto che le ricerche sulla relatività degli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta hanno avuto un effetto di ritorno anche sulla matematica», spiega Bartocci. «Le ricerche di personaggi come Roger Penrose, Stephen Hawking e George Ellis, tanto per citare i più noti, sono state fondamentali per i matematici. Come spesso succede l’interazione fra due discipline è feconda in entrambe le direzioni: non c’è soltanto una matematica che presta il suo sapere alla fisica e all’astrofisica senza ricevere nulla in cambio». In matematica si contano molti contributi da parte della ricerca astrofisica: si pensi alla teoria dei twistor originariamente partorita da Penrose in ambito relativistico generale e in contesto matematico ha dato vita a una piccola teoria autonoma di geometria differenziale.
E l’interazione fra astrofisici e matematici si è andata intensificando con passare del tempo. La tanto discussa teoria delle stringhe tira in ballo matematica avanzata e complessa, geometria algebrica e quant’altro. È una teoria costruita sulla matematica.
Dimostrare l’impossibile è stato scelto per la rosa di finalisti del Premio Galileo, che da anni a Padova premia il meglio della divulgazione scientifica italiana. Insieme al testo di Bartocci concorrono Marco Massa e Romano Camassi con I Terremoti. Quando la terra trema (Il Mulino), Roberto Defez con Il caso OGM. Il dibattito sugli organismi geneticamente modificati (Carocci), Carlo Rovelli con La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose (Raffaello Cortina, che abbiamo recensito su MediaINAF) e Vincenzo Schettino con Scienza e Arte (Firenze University Press). A decidere il libro vincitore, il prossimo venerdì 8 maggio, sarà la giuria popolare formata da studenti di 110 scuole superiori di secondo grado.