Non ha ancora un vero nome, ma gli siamo già affezionati. Potrebbe esser il gemello della Terra, un pianeta così simile al nostro che ci potrebbe abitare ET, il simpatico alieno che, in fondo, ci assomigliava moltissimo. Lo ha appena annunciato la NASA, dopo aver scoperto l’oggetto tra i dati della missione Kepler, fatta apposta per cacciare pianeti. Poi è stata guardata con il telescopio spaziale Hubble anche la sua stella madre, la n.452. Per ora, quindi, il pianeta si chiama 452 “B”, secondo la arida tradizione astronomica. Ma sembra proprio quello che cercavamo da anni.
Intanto, è roccioso, probabilmente, ed ha una massa solo una volta e mezzo quella della Terra. Poi è alla distanza giusta da una stella giusta. Gira cioè in 380 giorni intorno ad una stella che ha sei miliardi di anni (noi facciamo un giro in 365 intorno ad una sole di cinque). Fin qui ci siamo: parliamo di una stella che è una signora di mezza età, proprio come il nostro Sole, senza grilli per la testa. E infatti “B” riceve una quantità di energia molto simile a noi: solo il 10% di più. Col caldo di questi giorni, ci sembra già di essere lì.
Il pianeta “B” è quindi nella cosiddetta fascia di abitabilità, la zona intorno alla stella dove, per esempio, l’acqua potrebbe essere liquida, se c’è. Ma è probabile che almeno un po’ ce ne sia: dopo tutto, l’acqua è la molecola più abbondante dell’Universo, dopo quella dell’idrogeno. A questo punto, abbiamo già un bel po’ di ingredienti interessanti per dire di aver trovato, finalmente, una nuova Terra, un pianeta se non gemello, almeno cugino. E pazienza se ha una massa un po’ più grande di noi: la gravità è maggiore, d’accordo, ma vuol semplicemente dire che, se ET abitasse lì, avrebbe sviluppato un fisico bestiale, come se noi andassimo sempre in giro con quaranta chili in spalla.
Per di più, sembra che il pianeta sia “vivo” lui stesso, cioè abbia attività vulcanica, che genera ricambio di materiale in superficie, come da noi: se non ci fossero i vulcani (e i terremoti…) non ci sarebbe vita sulla Terra. E allora, vuol dire che su “B” c’è vita ? Assolutamente troppo presto per dirlo. Non sappiamo ancora niente della sua atmosfera, se ne ha una. Sulla Terra, quando era appena nata, la atmosfera era molto diversa da quella attuale: per esempio non aveva ossigeno. Che poi è arrivato quando è cominciata la vita, ed è un gas che esiste oggi in forma libera nell’atmosfera proprio grazie alla vita in superficie, cioè alle piante. Ma esistono anche forme di vita semplice che ce la fanno senza ossigeno, come in fondo abbiamo cominciato anche noi sulla Terra.
Purtroppo, “B” dista 1400 anni luce. Distanza ridicola su scala universale, ma per noi infinita, sia per comunicazione sia per trasporto. Che rabbia. Fosse intorno ad una stella cento volte più vicina (e potrebbe benissimo esserlo), adesso saremmo lì a studiarne in dettaglio l’atmosfera, magari per scoprirvi l’ossigeno, la firma della vita…Calma: la caccia ai pianeti nuovi è cominciata meno di vent’anni fa, e gli astronomi costruiscono strumenti sempre migliori. Manca poco.