Sono tra i più bravi e creativi sul mercato mondiale. Forse non hanno a disposizione i mezzi e le strutture milionarie di cui possono godere i ricercatori giapponesi o statunitensi, ma hanno quella che in termine tecnico si definisce elevata capacità di problem solving. Arte di arrangiarsi. Riconosciuta da tutti. Come pure la predisposizione a collegare elementi molto diversi fra loro, spesso uscendo dalle proprie competenze per esplorare terreni inesplorati. Improvvisano? Certo, ma lo fanno decisamente bene. Nelle loro mani c’è lo sviluppo di soluzioni pratiche e che presto potrebbero trasformare radicalmente le nostre vite.
Sono i robotici italiani: quelli della Scuola di Robotica di Genova, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dell’Istituto Italiano di Tecnologia (cui già abbiamo dedicato uno degli approfondimenti di MediaINAF), dell’Istituto di Tecnologie Industriali e Automazione del CNR, dell’Università Federico II di Napoli, della Comau.
E i robot con la pummarola n’coppa sono i veri protagonisti di Spaghetti Robot, il nuovo libro del giornalista scientifico Riccardo Oldani edito per i tipi di Codice Edizioni (pagg. 203, € 15,00). Un tuffo nella ricerca italiana che sta lavorando perché quello che fino a poco tempo fa era considerato fantascienza diventi realtà: robot domestici in grado di farci compagnia, collaboratori in grado di aiutarci nelle faccende di casa e di prendersi cura di noi. Robot operai che lavorino in fabbrica fianco a fianco con i loro colleghi sapiens sapiens. Macchine da pronto soccorso buoni per un impiego trasversale: dagli incendi alle alluvioni, dai terremoti ai naufragi. Robot chirurghi per assistere meglio il malato in sala operatoria. Robot da indossare per acquistare forza e resistenza, o magari perché fa glam.
Spaghetti Robot nasce da una serie di interviste dirette, raccolte nel tempo, con i protagonisti italiani della ricerca robotica. Oldani racconta in un saggio snello e ben scritto perché l’Italia è eccellenza della robotica e perché non lo sappiamo. Uno sguardo nel futuro ormai prossimo dove le macchine pensanti saranno sempre più a contatto con noi, nelle fabbriche come a casa, nelle scuole o in ufficio.
E c’è spazio anche per l’astronomia: i robot che Oldani definisce di telepresenza sono giunti ormai a uno stadio avanzatissimo di produzione industriale. L’idea a cui si ispirano è quella di un robot non autonomo, ma comandato a distanza, che può connettersi in rete, essere geolocalizzato e trasmettere immagini e video in tempo reale. Impossibile non pensare a tutti i rover spaziali grazie ai quali oggi si prosegue l’esplorazione di satelliti e pianeti del Sistema solare: Spirit, Opportunity, Curiosity, Yutu, e naturalmente Philae, il lander di Rosetta che lo scorso novembre è atterrato per la prima volta sul dorso di una cometa e che poche settimane si è rifatto vivo con la sonda ESA per dire: eccomi, ci sono!