NEWS: UNA SU DUE NON È SUI MEDIA TRADIZIONALI

Twitter è informazione alternativa?

I media tradizionali costretti a rincorrere la notizia sul social network che cinguetta: secondo uno studio appena pubblicato su PLoS ONE su Twitter si parla oggi di quel che solo domani (forse) sarà di dominio pubblico. Anche la scienza (e la comunicazione della scienza) si fa a colpi di post e tweet?

     03/08/2015
Twitter è il quotidiano sociale per eccellenza.

Twitter è il quotidiano sociale per eccellenza.

L’ultima volta ci è successo con Kepler 452b: l’esopianeta tanto simile alla Terra da affascinare stampa e televisioni di mezzo mondo. Noi di MediaINAF ne abbiamo scritto il pomeriggio del 23 luglio scorso, praticamente in diretta con la conferenza stampa NASA. Ma la notizia è rimbalzata immediatamente su Twitter e nel giro di pochi minuti è diventata trending topic. Di tendenza insomma. E sulla ”grande distribuzione” dei media italiani quando è arrivata la notizia bomba? Solo la mattina successiva: 24 luglio.

Per buona parte lo avevamo intuito, e forse è nella natura stessa del social network, ma da quando Twitter è esploso in Italia le notizie e l’attualità si scrive a colpi di cinguettio. I politici twittano e i giornali corrono dietro la notizia. Niente più dichiarazioni improvvisate al microfono d’assalto, ma 140 caratteri ben ponderati (si spera) e studiati a tavolino.

E a sorpresa inizia a funzionare così anche per la scienza. Notizie e scoperte trascurate dai media ufficiali vengono promosse a “trending topic” dalla rete e raggiungono la popolarità grazie a Twitter: una notizia su due non passa dai media tradizionali, né forse mai passerà. Di certo se ne parla sul social network. A sostenerlo è uno studio dell’Università Carlos III di Madrid, in collaborazione con l’Istituto Svizzero di tecnologia, lo IMDEA Networks Institute e i NEC laboratories, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PLoS ONE.

L’analisi si è concentrata sulle notizie calde di Twitter, i trending topics, ovvero quelle notizie che vengono democraticamente spinte e ritwittate da chi partecipa al social network. Sono stati presi in esame dapprima i dati raccolti in 35 paesi per un trimestre dell’anno 2013. L’esperimento è poi stato ripetuto su un campione di 62 paesi nel 2014. In totale: più di 300.000 argomenti di tendenza analizzati e selezionati per argomento.

C’è qualche differenza sui flussi percorsi dalle informazioni (maggiore la diffusione dai paesi ricchi ai paesi poveri) e dalle peculiarità della cultura locale. Ma quello che stupisce è un altro dato: solo la metà delle chiacchiere su social network è ripresa dai media tradizionali, di tutto il resto non c’è traccia su Google News – il collettore di notizie del motore di ricerca più famoso del mondo. Insomma, i media scremano il cinguettio e ne cavano fuori notizie buone per stampa e TV. Certo il social anticipa in qualche misura quelli che saranno i titoli dei giornali: oltre il 60% delle notizie appare prima su Twitter. Solo nel 10% dei casi sono stampa e TV ad arrivare prima. Per il 30% dei casi è pari e patta.

Lo studio si è concentrato sui dati raccolti in Canada, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito. Qui da noi il social che cinguetta non ha ancora raggiunto la completa maturità, ma c’è da stare attenti. Il vento dell’informazione sta cambiando direzione.