L’ultima volta ci è successo con Kepler 452b: l’esopianeta tanto simile alla Terra da affascinare stampa e televisioni di mezzo mondo. Noi di MediaINAF ne abbiamo scritto il pomeriggio del 23 luglio scorso, praticamente in diretta con la conferenza stampa NASA. Ma la notizia è rimbalzata immediatamente su Twitter e nel giro di pochi minuti è diventata trending topic. Di tendenza insomma. E sulla ”grande distribuzione” dei media italiani quando è arrivata la notizia bomba? Solo la mattina successiva: 24 luglio.
Per buona parte lo avevamo intuito, e forse è nella natura stessa del social network, ma da quando Twitter è esploso in Italia le notizie e l’attualità si scrive a colpi di cinguettio. I politici twittano e i giornali corrono dietro la notizia. Niente più dichiarazioni improvvisate al microfono d’assalto, ma 140 caratteri ben ponderati (si spera) e studiati a tavolino.
E a sorpresa inizia a funzionare così anche per la scienza. Notizie e scoperte trascurate dai media ufficiali vengono promosse a “trending topic” dalla rete e raggiungono la popolarità grazie a Twitter: una notizia su due non passa dai media tradizionali, né forse mai passerà. Di certo se ne parla sul social network. A sostenerlo è uno studio dell’Università Carlos III di Madrid, in collaborazione con l’Istituto Svizzero di tecnologia, lo IMDEA Networks Institute e i NEC laboratories, appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica PLoS ONE.
L’analisi si è concentrata sulle notizie calde di Twitter, i trending topics, ovvero quelle notizie che vengono democraticamente spinte e ritwittate da chi partecipa al social network. Sono stati presi in esame dapprima i dati raccolti in 35 paesi per un trimestre dell’anno 2013. L’esperimento è poi stato ripetuto su un campione di 62 paesi nel 2014. In totale: più di 300.000 argomenti di tendenza analizzati e selezionati per argomento.
C’è qualche differenza sui flussi percorsi dalle informazioni (maggiore la diffusione dai paesi ricchi ai paesi poveri) e dalle peculiarità della cultura locale. Ma quello che stupisce è un altro dato: solo la metà delle chiacchiere su social network è ripresa dai media tradizionali, di tutto il resto non c’è traccia su Google News – il collettore di notizie del motore di ricerca più famoso del mondo. Insomma, i media scremano il cinguettio e ne cavano fuori notizie buone per stampa e TV. Certo il social anticipa in qualche misura quelli che saranno i titoli dei giornali: oltre il 60% delle notizie appare prima su Twitter. Solo nel 10% dei casi sono stampa e TV ad arrivare prima. Per il 30% dei casi è pari e patta.
Lo studio si è concentrato sui dati raccolti in Canada, Spagna, Stati Uniti e Regno Unito. Qui da noi il social che cinguetta non ha ancora raggiunto la completa maturità, ma c’è da stare attenti. Il vento dell’informazione sta cambiando direzione.