Uno è a tutt’oggi, con il suo specchio da tre metri e mezzo, il più grande telescopio per la banda infrarossa mai spedito nello spazio. L’altro, grazie anche a un sistema criogenico innovativo e ardito in grado di mantenere i due strumenti di bordo a una temperatura di poche frazioni di grado sopra lo zero assoluto, è riuscito a tracciare la mappa più accurata di sempre dell’universo primordiale. Entrambi sono stati progettati, realizzati e lanciati nello spazio – fianco a fianco, a bordo dello stesso Ariane 5, il 14 maggio del 2009 – dall’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea, con destinazione L2, il punto lagrangiano secondo. Stiamo parlando di Herschel e Planck, cugini spaziali da poco in pensione ma nient’affatto dimenticati: grazie ai dati da loro raccolti, gli scienziati non smettono di sfornare articoli e scoperte, mentre premi e riconoscimenti continuano a venire assegnati all’una o all’altra missione.
L’ultimo in ordine di tempo va alle squadre di progettisti – i project teams – di entrambi i telescopi spaziali. È stato assegnato in queste ore, durante la giornata chiusura dello Space Forum and Exposition 2015 in corso a Pasadena, in California, da parte dell’AIAA, l’American Institute of Aeronautics and Astronautics. Ed è un premio esplicitamente dedicato agli aspetti più tipicamente ingegneristici delle due missioni: lo Space Systems Award, questo il suo nome, è infatti un riconoscimento per risultati straordinari ottenuti “nell’architettura, nell’analisi, nella progettazione e nell’implementazione di sistemi spaziali”.
Un premio che riempie d’orgoglio anzitutto l’ESA, il cui programme manager delle due missioni dal 2000 al momento del lancio, Thomas Passvogel, s’è detto «felice che l’AIAA abbia scelto di assegnare questo prestigioso premio ai project teams di Herschel e Planck, e molto orgoglioso di ciò che le due squadre hanno ottenuto insieme ai partner dell’industria e degli istituti scientifici di tutta Europa e non solo».
Partner fra i quali quelli presenti nel nostro Paese hanno avuto un ruolo di grande rilievo in entrambi i telescopi spaziali. «L’Italia ha dato un contributo di primaria importanza alla realizzazione della missioni Herschel e Planck», ricorda Anna Maria Di Giorgio, dell’INAF IAPS di Roma, che è stata responsabile scientifico dell’ultimo accordo ASI-INAF per le attività italiane per la missione Herschel, «grazie alle nostre industrie e istituti di ricerca, da anni all’avanguardia nella tecnologia spaziale. Questo riconoscimento ai project teams delle missioni ci fa perciò molto piacere, e consolida quanto era per noi già chiaro da tempo: la capacità dei nostri scienziati e ingegneri di collaborare in modo competitivo con grandi teams internazionali».
«Ricordiamo, a puro titolo di esempio», continua Di Giorgio, «che la Thales Alenia Space di Torino ha eseguito il progetto, lo sviluppo, la qualifica, l’integrazione e le prove delle due piattaforme di servizio di entrambi i satelliti, guidando un consorzio di circa 34 aziende europee incaricate dello sviluppo dei relativi apparati e sottosistemi. Per quanto riguarda il payload scientifico, uno dei due strumenti a bordo di Planck, il LFI (Low Frequency Instrument), è stato ideato, progettato e integrato in Italia presso l’Istituto di Astrofisica Spaziale dell’INAF di Bologna, ed è stato realizzato con il contributo di Thales Alenia Space (Milano), Galileo e Pasquali Microwave System. L’Italia ha contribuito anche al secondo strumento di Planck, HFI (High Frequency Instrument), progettando e sviluppando il sottosistema di pre-amplificazione sotto la responsabilità dell’Università Sapienza di Roma. Quanto a Herschel, i computer di bordo dei tre strumenti del telescopio sono stati interamente progettati e realizzati in Italia, dalla Carlo Gavazzi Space Spa (oggi Compagnia Generale dello Spazio), mentre i software di controllo sono stati sviluppati presso l’INAF IAPS di Roma. E la Galileo Avionica (ora SELEX Galileo) di Firenze ha realizzato il filtro acusto-ottico dello strumento HIFI».