Una nuova analisi del più grande deposito di carbonio marziano suggerisce che l’atmosfera del Pianeta Rosso fosse già fortemente compromessa al tempo in cui l’acqua ha disegnato la rete di valli sulla sua superficie e che ancora oggi sono ben visibili alle sonde in orbita.
«Il più grande deposito di carbonati su Marte contiene, presumibilmente, circa il doppio del carbonio presente nell’atmosfera del pianeta», spiega Bethany Ehlmann, uomo del NASA Jet Propulsion Laboratory e del California Institute of Technology. «Se anche sommassimo tutto il carbonio contenuto nei depositi attualmente conosciuti, saremmo comunque ben distanti dal giustificare un massiccio sequestro di anidride carbonica dall’atmosfera che qualcuno ha supposto essere alla causa della scomparsa dell’acqua su Marte».
L’anidride carbonica è la componente principale dell’atmosfera marziana. Questo gas può essere catturato e sequestrato sotto terra grazie a reazioni chimiche naturali che portano alla formazione di carbonati. La comunità scientifica, prima di arrivare sul Pianeta Rosso, aveva ipotizzato di trovare giganteschi depositi che potessero giustificare la sottile atmosfera marziana.
Ma le missioni che si sono succedute in questi anni non hanno trovato che misere tracce di carbonio sulla superficie del pianeta. Lo confermano i dati raccolti da Ehlmann e Christopher Edwards, ricercatore uscente del Caltech e ora con la U.S. Geological Survey a Flagstaff, in Arizona, firmatari di uno studio appena uscito sulla rivista Geology. La ricerca tiene conto dei dati raccolti dal Thermal Emission Spectrometer (TES) montato a bordo del NASA Mars Global Surveyor orbiter, dal Compact Reconnaissance Imaging Spectrometer for Mars (CRISM) sul Mars Reconnaissance Orbiter, e del Thermal Emission Imaging System (THEMIS) di Mars Odyssey.
Come Marte sia potuto trasformarsi da un pianeta ricco d’acqua al deserto arido di oggi resta un mistero. È chiaro ormai che l’assottigliamento della sua atmosfera non sia dovuto a fenomeni di sequestro dell’anidride carbonica dall’atmosfera marziana. Più probabile che il responsabile della progressiva scomparsa dei gas serra necessari a preservare acqua liquida al suolo sia da ricercarsi nella potente azione del vento solare. Tanto maggiore vista l’assenza di un campo magnetico su Marte.
«Forse quando l’acqua ha scavato le valli marziane, l’atmosfera si stava già assottigliando», suggerisce Edwards. «Può darsi che ci convenga mettere da parte l’idea di un Marte caldo e umido, e invece immaginare un pianeta più freddo. Dove le piogge non sono necessarie. Neve e ghiaccio in abbondanza, uniti a qualche giorno di sole che porti le temperature appena sopra del punto di congelamento, potrebbero essere sufficienti a spiegare le valli d’acqua marziane».