Lo Square Kilometre Array (SKA) sarà il più grande network di radiotelescopi al mondo e verrà costruito in Australia e in Sudafrica nel prossimo decennio. La Cina ha di recente firmato una lettera d’intenti con la SKA Organisation affermando ufficialmente di voler iniziare le negoziazioni con le altre nazioni. Il governo cinese entra così in una nuova fase importante per il progetto scientifico del mondo: scienziati e ingegneri sono e saranno chiamati ad affrontare immense sfide nel campo dell’informatica, dell’astrofisica, dell’ingegneria e dell’ecosostenibilità che si presenteranno in futuro.
«Si tratta di un passo positivo sia per il progetto che per la Cina, che apre alla possibilità di ottenere contratti per l’industria cinese e soprattutto tempo di osservazione per la comunità astronomica. Non vedo l’ora di lavorare con il governo cinese nei prossimi mesi per definire la portata della loro partecipazione», ha detto Philip Diamond, direttore generale della SKA Organisation.
La lettera d’intenti è stata firmata dal viceministro della Scienza e Tecnologia Jianlin Cao. La Cina si unisce a un gruppo ristretto di 6 nazioni (Australia, Italia, Olanda, Nuova Zelanda, Sudafrica e Regno Unito) che si occupano della trasformazione di SKA (ora organizzazione senza scopo di lucro) in un’organizzazione intergovernativa (IGO) regolata da un trattato, come CERN ed ESO, il che assicurerà una forte governance per tutta la durata del progetto. Le fasi di questo processo vengono portate avanti presso il quartier generale di SKA a Manchester. Il trattato verrà firmato dai paesi membri nel 2016 e vedrà a capo dell’IGO il governo italiano.
La Cina prende parte alla progettazione di SKA, inizialmente attraverso i National Astronomical Observatories of the Chinese Academy of Sciences (NAOC) e dal 2012 attraverso il Ministero della Scienza e della Tecnologia (MOST). L’industria cinese, gli istituti di ricerca e le università sono coinvolte in 6 degli 11 consorzi internazionali di design, tra cui Dish (DSH), Low-Frequency Aperture Array (LFAA), Mid-Frequency Aperture Array (MFAA), Signal and Data Transport (SaDT), Science Data Processor (SDP) and Wideband Single Pixel Feeds (WBSPF). Di recente, poi, il pubblico cinese potrà tenersi informato su tutti gli aggiornamenti di SKA grazie al nuovo minisito in lingua cinese. Chinese audiences can now find out about the SKA in Chinese on the Chinese SKA mini-site.
Una volta completato, SKA sarà un network caratterizzato da un 1 km quadrato di area di raccolta (140 campi da calcio!) e avrà un grande campo di vista, un’estensione di alcune migliaia di chilometri e tecnologie innovative per ricevitori, trasporto ed elaborazione del segnale e calcolo. SKA conterà migliaia di grandi antenne e milioni di ricevitori radio, distribuiti tra le regioni desertiche dell’Africa e dell’Australia, che ne faranno una straordinaria arma per studiare l’evoluzione dell’Universo, la gravità e la materia oscura e gli enigmatici e vasti campi magnetici. I tre diversi precursori supereranno di 50 volte la risoluzione e la qualità delle immagini finora ottenute grazie all’Hubble Space Telescope, e parliamo delle onde radio dello spettro!
IL RUOLO DELL’ITALIA – Il nostro Paese, grazie al coinvolgimento dell’INAF e delle industrie italiane, è uno dei membri promotori del progetto, sin dalle prime fasi. Oltre alla direzione dell’IGO, l’Italia ha un ruolo di rilievo nel Consiglio di Amministrazione di SKA e grazie all’appena nato Osservatorio di Radioastronomia (ORA) dell’INAF si affermerà ancora di più l’importanza della radioastronomia italiana nel mondo. Questa struttura, diretta dallo scienziato australiano Steven Tingay, sarà un’eccellenza a livello internazionale che confermerà il ruolo svolto dalla nostra comunità scientifica in consorzi come lo European VLBI Network (EVN), lo International VLBI Service for Geodesy and Astrometry (IV) e in progetti come ALMA, e-VLBI, LOFAR e naturalmente SKA.
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