Questa meravigliosa immagine scattata dal telescopio Hubble (NASA/ESA) ritrae una piccola sezione della Nebulosa Velo, osservata già 18 anni fa – nel 1997. Questa sezione del guscio esterno del famoso resto di supernova si trova in una regione conosciuta come NGC 6960 o – più colloquialmente – Nebulosa Scopa della strega. Dopo 18 anni, quindi, gli esperti sono tornati a fotografare la stessa regione con la Wide Field Camera 3 (WFC3) osservando la sezione con maggiori dettagli rispetto agli anni Novanta e rivelando la sua espansione negli ultimi anni.
Il nome “velo” deriva dalla sua struttura filamentosa particolarmente delicata (almeno in apparenza). La Nebulosa Velo è un antico resto di supernova e la stella che ha originato il tutto è esplosa 8000 anni fa: la stella in questione aveva 20 volte la massa del Sole e si trovava a 2100 anni luce dalla Terra nella costellazione del Cigno. Questa nuvola colorata si espande per circa 110 anni luce.
L’immagine del 1997 è stata scattata con la Wide Field and Planetary Camera 2 (WFPC2). Dopo 18 anni, sovrapponendo lo scatto di WFPC2 con quello di WFC3, gli esperti hanno avuto la conferma della sua espansione. Nonostante la complessità della nebulosa e la sua distanza da noi, il movimento di alcune delle sue strutture è chiaramente visibile – in particolare i deboli filamenti di idrogeno che nell’immagine sono di colore rosso.
Gli astronomi sospettano che prima dell’esplosione, la stella abbia generato un forte vento stellare, che soffiando ha creato una grande cavità nel gas interstellare circostante. E’ stata l’onda d’urto dalla supernova, espandendosi verso l’esterno, che ha formato le strutture distintive della nebulosa. I filamenti luminosi che possiamo ammirare in queste immagini sono il frutto dell’interazione dell’onda d’urto con questa intercapedine relativamente densa. I meravigliosi colori sono stati generati dalle variazioni di temperatura e densità degli elementi chimici presenti nella nebulosa.
I filamenti blu delineano questa cavità creata dal vento stellare. Noscoste tra queste strutture luminose, ci sono i filamenti rossi sottili e “taglienti”, vale a dire emissioni di idrogeno più deboli, create attraverso un meccanismo completamente diverso da quello che genera i filamenti rossi più morbidi, e forniscono agli scienziati un’istantanea della portata dell’urto.