Prima italiana per Il Sopravissuto – The Martian presso la sede dell’Agenzia Spaziale Italiana, presenti, tra gli altri, il ministro Stefania Giannini e l’astronauta Samantha Cristoforetti, oltre al padrone di casa Roberto Battiston.
Un pubblico misto, tra critici cinematografici, membri della produzione e operatori del settore spaziale, ha così potuto vedere la nuova pellicola di Ridley Scott, talentuoso regista a cui si devono titoli culto come Alien, Blade Runner, Thelma e Louise e Il gladiatore. Una pellicola tratta da un romanzo di grande successo, The Martian opera prima del biologo Andy Weir, nata a puntata sul web e a cui il web stesso ha tributato un grande successo, spingendo il suo autore a concludere il romanzo e la Fox a produrne il film.
Romanzo e film hanno una vita comune, come è ovvio che sia, ma anche sostanziali differenze di approccio che possono incidere sulla analisi critica de Il sopravvissuto. Il romanzo di Andy Weir nasce dal voler dimostrare come un abbandonato astronauta sulla superficie di Marte, conoscenze tecnologiche alla mano così come la strumentazione che potrebbe essere disponibile quando l’uomo approderà finalmente su Marte, insieme ad una inevitabile predisposizione alla manualità, stile McGiver, possa sopravvivere un tempo piuttosto lungo, un anno e mezzo nel caso specifico, in attesa di essere salvato da una nuova missione. E lo fa con una sorta di manieristica attenzione ai dettagli, restando completamente dentro la scienza, la plausibilità, facendo, come ha già scritto qualcuno, anche un’opera di divulgazione scientifica.
Il film di Ridley Scott, per quanto non si discosti dalla trama del romanzo, se non inserendo o modificando alcune situazioni per accentuarne l’aspetto di pathos cinematografico seppur a scapito della veridicità, non riesce, ovviamente, a mantenere quello stile descrittivo se non molto parzialmente, proponendo così alla fine un prodotto assai diverso, una storia anche avvincente ma in gran parte priva di quell’elemento di concretezza voluto dall’autore del romanzo. Siamo quindi più dalle parti di Gravity che di Interstellar.
Siamo comunque lontani dal deludente Prometeus, Il sopravvissuto è un bel film. Ridley Scott ci restituisce un’immagine di Marte realmente somigliante al vero, grazie alla sua proverbiale attenzione ai dettagli e l’interpretazione di Matt Damon riesce a farci immedesimare con il personaggio, Mark Watney. Ma come ha detto qualcuno al termine della proiezione, nella sua perfezione stilistica il film si fa algido. E nonostante ci sia di tutto: il rimorso, l’eroismo, la Cina cattiva ma solidale, il giovane e geniale ricercatore che non sa chi sia il direttore della NASA (come se un operaio della FIAT non conoscesse Marchionne) e, financo, l’esempio dell’Apollo 13 con la NASA che testa a Terra ciò che Mark può fare su Marte. Non manca, anche se solo di sfondo, la storia d’amore.
Siete amanti dello spazio e della fantascienza? Andate a vedere il film. Vi piace la scienza oltre che la fantascienza? Leggete prima il romanzo. In ogni caso scegliete una sala con schermo panoramico e un dolby surround con i controfiocchi.
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