QUEL ROSSO DELLA “MACCHIA DI MORDOR”

Caronte, dannatamente bella

Giungono dalla sonda New Horizons della NASA le prime immagini a colori e in alta risoluzione della più grande fra le lune di Plutone, raccolte durante il sorvolo ravvicinato del 14 luglio scorso. Mostrano un panorama sorprendentemente complesso e vivace, frutto d’un passato geologicamente tumultuoso

     02/10/2015
Caronte a colori esaltati. Crediti: NASA / Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute

Caronte a colori (esaltati ma reali). Crediti: NASA / Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute

È una luna da record, Caronte, già lo sapevamo. Fra tutti i satelliti naturali del Sistema solare è il più grande rispetto al pianeta – nano o meno, a voi la scelta – d’appartenenza. Ora però scopriamo che è anche una luna bellissima. Multiforme almeno quanto la nostra, e assai più colorata. È quanto emerge mano a mano che la sonda New Horizons della NASA riesce a inviarci, attraverso i cinque miliardi di km che ci separano, le straordinarie fotografie scattate al satellite di Plutone durante il flyby del 14 luglio scorso. Quelle pubblicate oggi sono giunte al centro di controllo della missione il 21 settembre scorso, e mostrano un panorama incredibile.

A partire da quell’irresistibile tocco di fard dalle sfumature rossastre che ne copre il polo nord. E qui Photoshop c’entra davvero poco: l’hanno appena un po’ esaltato, ammette la NASA, per renderla meglio visibile, ma la “macchia di Mordor” – così è stata chiamata, niente meno – esiste davvero. Ancora non si ha idea di cosa possa essere, né di come sia finita in quella regione così ben circoscritta del volto della luna, ma l’ipotesi al momento più gettonata è che possa trattarsi di toline provenienti dall’atmosfera di Plutone.

Dettaglio della superficie di Caronte ad alta risoluzione (cliccare per ingrandire). Crediti: NASA / Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute

Dettaglio della superficie di Caronte ad alta risoluzione (cliccare per ingrandire). Crediti: NASA / Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory / Southwest Research Institute

Poi c’è la cicatrice. E che cicatrice: uno sfregio da mostro di Frankenstein, che percorre per intero l’equatore di Caronte – lungo dunque almeno quattro volte il Grand Canyon e profondo il doppio – marcando in modo netto il confine fra i due emisferi. Non che il resto della superficie della luna sia monotono: il dettaglio in alta risoluzione evidenzia formazioni d’ogni sorta, dai crateri da impatto ai lisci plateau. Frutto questi ultimi, probabilmente, di fenomeni criovulcanici: vulcani dalla lava di ghiaccio.

Non è fantascienza, ma ci va vicino. «Stiamo valutando l’ipotesi che, in epoche remote, un oceano d’acqua sotterraneo possa essersi congelato. Il conseguente aumento di volume avrebbe potuto aprire crepe sul suolo di Caronte, permettendo così a fiumi di lava formata di acqua d’affiorare in superficie», dice Paul Schenk, del team di New Horizons.

E questa non è che una delle due facce di Caronte. Quella che New Horizons ha potuto cogliere durante il suo rapidissimo sorvolo. Dell’altra metà del volto della luna non si sa alcunché, e nulla ne sapremo per chissà quanti anni ancora, vista la distanza abissale che ci separa.

Se può consolarci, eventuali abitanti di Plutone dovrebbero tenersi la curiosità almeno quanto noi, se non peggio. I due corpi sono infatti in rotazione sincrona l’uno rispetto all’altro. Il che implica non solo che Caronte mostri sempre lo stesso volto a Plutone, come avviene per la Luna con la Terra, ma anche che Plutone faccia altrettanto. In altre parole, gli ipotetici abitanti di un emisfero di Plutone vedranno sempre una sola metà di Caronte, ma quelli che vivessero nell’emisfero opposto Caronte non lo potrebbero vedere proprio mai. E mai potrebbero nemmeno indovinare quale meraviglioso spettacolo si perdono.

Guarda il video della NASA che simula un sorvolo di Caronte: